Il salvataggio greco prende forma nelle sette pagine approvate dal summit a diciannove. Il più lungo della storia dell'Unione Europea. Tsipras è stato umiliato per aver bloccato i negoziati per cinque mesi, per aver convocato un referendum a tempo scaduto, per essersi sempre rimangiato gli impegni. Alla fine l'accordo stipulato nella notte tra domenica e lunedì pare essere simile a quello bocciato, in massa, dai suoi cittadini. Ma andiamo per ordine e vediamo le tappe di questo salvataggio.

Entro mercoledì 15 luglio, il Parlamento greco deve approvare: riforma dell'Iva, pensioni, rendere autonomo l'istituto di statistica.

In seguito a queste riforme, lo stesso giorno, o al massimo giovedì, l'Eurogruppo autorizzerà l'ex troika ad avviare il negoziato con il prestito degli 82/86 miliardi. Venerdì 17, il parlamento tedesco vota sull'approvazione dei negoziati. Entro il 20 luglio, ottenimento della prima tranche di aiuti, e obbligo di restituire 3,5 miliardi alla Bce, da parte di Atene.

Entro il 22 luglio, Atene, deve approvare ancora due punti fondamentali: istituire un nuovo codice di procedura civile e una norma che recepisca direttiva Ue sui crac bancari. La seconda tranche di soldi arriverà entro metà agosto, ed entro il 26 dello stesso mese si firmerà l'accordo finale per il prestito.

Dopodiché, nei mesi successivi, il governo greco, che potrebbe anche cambiare rispetto all'attuale, dovrà trasferire asset per 50 miliardi ad un fondo indipendente.

A questo punto i soldi verranno privatizzati, come garanzia della restituzione del prestito.

Questa è la tabella di marcia nell'immediato, che dovrà essere rispettata dal pese ellenico. Dopo quasi sei mesi, dunque, siamo forse giunti al punto di svolta. Se Atene riuscirà a rispettare gli impegni con l'Unione, la strada verso una ripresa, seppur lenta, sarà avviata.

È auspicabile che ciò possa avvenire nel più breve tempo possibile. Nel medio periodo ci saranno ulteriori riforme che il Parlamento greco dovrà approvare, quali la riforma del mercato energetico, del lavoro, il rafforzamento del settore finanziario, riforma pubblica amministrazione. Forse non è ciò a cui i greci aveva aspirato, votando il referendum, ma sicuramente, se il piano e le tappe imposte, saranno rispettate, Atene e i greci potranno guardare al futuro con maggiore ottimismo.