Spesso si parla di carceri degne del Medio Evo quando, a proposito delle galere italiane, vengono evidenziate le numerose violazioni alle leggi vigenti, non senza situazioni al limite come nel caso del carcere casertano di Santa Maria Capua Vetere. Già nei giorni scorsi abbiamo dato conto (non per la prima volta) della cronica assenza di un allaccio alla rete idrica che, da diversi anni, assilla i detenuti, almeno quanto i miasmi del sito di San Tammaro, posto a breve distanza dal carcere e nel quale si trattano i rifiuti.

Primi risultati dopo anni di lotte

Dopo anni in cui solo i Radicali e talune associazioni "di categoria" hanno denunciato i danni alla salute dei detenuti (oltre che alla loro dignità) derivante, tra gli altri fattori, dall'assenza di acqua corrente sembra che qualcosa inizi finalmente a muoversi. Specie ora che anche i maggiori media si sono interessati allo strano caso del carcere senz'acqua (meglio tardi che mai) ecco che anche la politica locale muove i primi, timidi, passi.

L'ordine del giorno

Venerdì 24 luglio, ha fatto sapere l'ufficio stampa del Garante dei Detenuti della Campania con una nota emessa stamane, il consiglio regionale della Campania ha approvato all'unanimità un ordine del giorno.

Nel testo si impegna la Regione ad attivarsi e risolvere, in tempi brevissimi, l'assenza di acqua corrente nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Si chiede, ancora una volta ma stavolta in via ufficiale, l'allaccio alla rete idrica del comune della provincia di Caserta. L'acqua corrente, quindi, può essere prospettiva per una volta realistica laddove il servizio idrico è, ad oggi, appaltato alle autobotti con tutti i disagi e le insufficienze del caso.

Un'opera che non si fa per motivi burocratici

L'iniziativa in Consiglio Regionale è stata promossa dalla consigliera Vincenza Amato e dalla deputata Camilla Sgambato (entrambe del Pd) quest'ultima particolarmente attiva sulla questione al punto da incolpare la burocrazia per l'assenza dell'acqua nel carcere di Santa Maria.

Il tutto espresso in una missiva che alcune settimane fa la deputata inviò ai sottosegretari alla Giustizia, Umberto Basso De Caro e Paola De Micheli. In particolare, anche tenendo conto dell'estate torrida che stiamo vivendo, l'allacciamento idrico è ritenuto non più rinviabile. Opera che, va ricordato, costa un milione di euro già stanziati dal Dap ma che, per questioni burocratiche pur esistendo già un progetto, non possono passare dal Ministero a un Ente Locale.