Continua la battaglia sulla riforma del Senato. La minoranza Pd accusa il governodi non essere disposto ad un vero dialogo, la Boschi smentisce e si dice ottimista. In aula è arrivata una pioggia di emendamenti, che probabilmente non potranno essere votati. Ma il governo corre il serio rischio di non avere i voti per tagliare il traguardo delle riforme costituzionali.

Minoranza Pd e governo

C'è stato un tentativo di confronto tra governo e minoranza dem, che si è concluso però con un nulla di fatto. L'unica rappresentante della minoranza del Pd, Doris Lo Moro, se ne è andata dal tavolo delle trattative.

Secondo le dichiarazioni rilasciate da Lo Moro, il motivo di tale comportamento sarebbe da imputare alla netta differenza tra le dichiarazioni fatte dal governo e quello che poi succede durante le trattative. La Boschi si dice dispiaciuta del comportamento dell'esponente della minoranza, e rivendica nuovamente come il governo si sia, secondo lei, adoperato per cercare di raggiungere un'intesa con la minoranza del partito. Insomma, un muro contro muro.

Intanto, il presidente della Commissione affari costituzionali,Anna Finocchiaro,ha reso noto che gli oltre 2.000 emendamenti presentati all'articolo 2 del testo sulle riforme costituzionali (che riguarda le modalità di scelta dei senatori che occuperanno gli scranni del nuovo Senato) non saranno probabilmente ammissibili, dal momento che l'articolo è già stato votato e approvato da entrambi i rami del parlamento.

Fa eccezione soltanto il comma 5 dell'articolo 2, il cui testo ha subito una modifica prima di essere approvato dalla Camera. Pare proprio che nella camera alta dello Stato tiri un'aria di guerriglia, che potrebbe portare ad una guerra vera e propria, salvo impreviste ritirate strategiche da parte della minoranza dem.

Il governo verrà salvato dall'opposizione?

Se si sta alle dichiarazioni degli esponenti di Forza Italia, la risposta è un categorico no. Il gruppo di Fi si dice del tutto convinto nel votare contro le riforme in aula. Calderoli rincara la dose: “I numeri per approvare la riforma del Senato non ci sono, lo capirebbe anche un bambino” ha dichiarato all'Ansa.

Il ministro Boschi però non pare essere troppo preoccupato. Se sia solo un atteggiamento di facciata, o se la sicurezza del governo sia basata su un solido conteggio di senatori, potremo saperlo solo seguendo come si evolverà la situazione.

Sicuramente, nonostante la Boschi continui a negare che i problemi del Pd siano gravi, l'immagine che si ha del principale partito di governo, non è di certo quella di un solido soggetto politico. L'iter parlamentare delle riforme costituzionali somiglia sempre di più ad una soap-opera, e certamente il Pd si ritroverebbe con una bella gatta da pelare, politicamente parlando, se la riforma del Senato dovesse essere approvata senza i voti dei senatori della minoranza dem.