Il disegno di legge del governo sulle unioni civili tra coppie gay ha superato un primo importante scoglio sulla strada dell’approvazione in Commissione Giustizia al Senato con il voto favorevole all’emendamento dell’articolo 1 che definisce le unioni civili ‘formazioni sociali specifiche’. Una definizione che esclude ogni equiparazione con il matrimonio per le unioni gay, facendo così cadere uno per principali punti di contrasto con la componente centrista della maggioranza.
Cosa cambia nel ddl sulle unioni civili per le coppie gay
Secondo l’emendamento presentato dal Pd ed approvato con i voti favorevoli di M5S, le unioni gay vengono definite ‘formazioni sociali specifiche’ che si ricollegano così all’articolo 2 della Costituzione (‘La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali…’) e non più all’articolo 29 che si riferisce ai diritti della famiglia.
Un equilibrismo linguistico che non cambia, di fatto, il contenuto del ddl Cirinnà, tanto da non aver ammorbidito la posizione del Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano, che continua a chiedere l’inserimento nel testo di una distinzione chiara tra le unioni civili e il matrimonio.
Secondo il testo attualmente in discussione, una volta che il sindaco avrà stabilito l’unione civile, anche tra coppie dello stesso sesso, scatteranno automaticamente gli stessi diritti delle persone sposate, ad eccezione della possibilità di accesso alla legge 40 sulla procreazione assistita.
Renzi: ‘Non rinunciamo al ddl sulle unioni civili’. I tempi per l’approvazione
Sul tema era intervenuto ieri il presidente del Consiglio Renzi che, nel corso di un’intervista concessa all’emittente radiofonica Rtl 102.5, aveva dichiarato di non essere disposto ad accettare compromessi al ribasso per l’approvazione delle unioni civili.
Secondo la tempistica dettata dal premier, il ddl Cirinnà sulle unioni gay dovrebbe essere approvato dalla Commissione entro la metà di ottobre, per poi superare l’esame del Parlamento per diventare legge dello Stato entro la fine dell’anno.
La polemica sui costi per lo Stato delle unioni civili
La dialettica tra i partiti sull’approvazione del disegno di legge sulle unioni civili ha riguardato anche i costi derivanti per le casse dello Stato dalle unioni gay.
Secondo una stima della Ragioneria generale dello Stato, se dovessero ricorrere alle unioni civili le 67mila coppie omosessuali che vivono in Italia, il costo per lo Stato sarebbe di 3,2 miliardi di euro, in considerazione del fatto che il 35% delle coppie potrebbe avere il coniuge a carico. Cifre contestate dal quotidiano Libero, secondo il quale in Italia vivrebbero da 1 a 3 milioni di gay.