Pur vivendo un momento particolarmente importante e critico per la sua carriera, l’attuale sindaco Marino ha trascorso, ieri mattina, il suo tempo in Comune. Come gli altri giorni. Più o meno. I temi affrontati sono stati quelli classici legati all’attività di sindaco; alcuni più ordinari, come le tre ordinanze firmate in materia di traffico, mobilità e inquinamento atmosferico e acustico; altri più salienti e con risonanza nazionale, vista la parola ‘Capitale’ che li caratterizza. In questi ultimi e nello specifico, vi si trova l’atto di Costituzione di parte civile che il Comune di Roma presenta all’interno dell’inchiesta su Mafia Capitale.
Messaggio ai romani
Nella lettera di rassegnazione del ruolo, il sindaco dimissionario, si è rivolto ai cittadini romani con parole che hanno segnalato il suo disagio verso forze politiche che, a parer suo, non hanno voluto sostenere il suo progetto di rinnovamento. Ovviamente, i romani, per un altro breve lasso temporale – le dimissioni diventeranno esecutive fra 20 giorni – continueranno ad essere amministrati da Marino. Altro messaggio forte e accusatorio, da parte di Ignazio, è stato quello di classificare come aggressivo il comportamento dei suoi oppositori. Insomma, tra le righe e cercando il significato più profondo, Marino ha lasciato capire che il suo impegno profuso verso un futuro capitolino all’insegna dei miglioramenti, è stato letto e presentato dai suoi oppositori in maniera viziata e attraverso una lente che vorrebbe annientare la sua figura civile e politica.
La commistione politica – mafiosa
Senza alcuna remore e con una certa disinvoltura, inoltre, Ignazio Marino, ha accampato delle vittorie legate alle sue strategie di rinnovamento e di trasparenza, passando a citare gli eventi legati alla commistione tra politica e mafia. Così come, nelle parole di lode per le sue stesse attività, non ha nascosto di aver sottovalutato questi legami perniciosi: “In questi due anni ho impostato cambiamenti epocali, ho cambiato un sistema di governo basato sull'acquiescenza alle lobbies, ai poteri anche criminali.
Non sapevo – nessuno sapeva – quanto fosse grave la situazione, quanto a fondo fosse arrivata la commistione politico-mafiosa. Questa è la sfida vinta: il sistema corruttivo è stato scoperchiato, i tentacoli oggi sono tagliati, le grandi riforme avviate, i bilanci non sono più in rosso, la città ha ripreso ad attrarre investimenti e a investire.
I risultati, quindi, cominciano a vedersi”.
Quindi, Marino va via. Ha tenuto duro, ma quando la sua giunta ha iniziato a sfaldarsi per colpa di alcuni dimissionari, la rovinosa caduta non poteva non trascinarlo nel precipizio. Tanto più che, così pare, Renzi e il Pd che conta ne hanno favorito l’allontanamento. Si potrebbe pensare, viste le vicissitudini fallimentari delle sue operazioni, che Ignazio abbia usato un bisturi non abbastanza sterile; cosa, ovviamente, particolarmente penosa per chi, come lui, è chirurgo di professione. Tuttavia e secondo le sue ultime affermazioni, il suo allontanarsi da una situazione diventata intollerabile, sembra comunque mitigato dal convincimento di aver fatto del suo meglio per la città eterna.