Basta lanciare uno sguardo a qualsiasi piattaforma di condivisione di immagini (Instagram, Pinterst, We Heart It) è il logo di Starbucks è onnipresente. Dai selfie sbarazzini tra quindicenni alle fotografie di aspiranti scrittori hipters. L’influenza del marchio Starbucks è incredibile.

Il marchio

Starbucks è il marchio di ristorazione tipo quick service con più menzioni e più qualificato sui social network. Forse per questo motivo, il pre-candidato repubblicano alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, Donald Trump, ha sfruttato la recente polemica che lega Starbucks con i conservatori americani.

La polemica

Un predicatore evangelico di nome Joshua Feuerstein ha postato un video su Facebook denunciando un attacco di Starbucks contro i fedeli cristiani. L’accusa è di “volere eliminare la nascita di Gesù”. Tutto perché sui bicchieri natalizi di quest’anno non c’è alcun elemento delle feste, tranne il colore rosso. Il video è stato visualizzato 13 milioni di volte e ha aperto un dibattito virale sui social network.

Le parole di Trump

Grande veterano della comunicazione, il magnate statunitense Trump ha approfittato di questa campagna comunicazione spontanea e si è unito al boicottaggio della catena di caffetterie. “Ho uno degli Starbucks più grandi nella Torre Trump. Potrei boicottare Starbucks?

Non lo so. Davvero, non mi importa. Sarebbe la fine di quel contratto, ma a chi importa?”, ha detto Trump lunedì in un comizio a Springfield, Illinois. “Se sarò eletto presidente – ha aggiunto – tutti potremo dire Buon natale un’altra volta, questo lo posso assicurare”. Ovviamente le dichiarazioni del candidato sono finiti nell’hastag #StarbucksRedCup a costo zero.

L’arrivo in Italia

Persino in Italia, dove la tradizione del caffè classico è storica, ci sono voci di una probabile apertura di Starbucks. Secondo un’anticipazione del Corriere della sera, è avviata la trattativa tra Howard Schultz, fondatore della compagnia, e Antonio Percassi, un imprenditore legato ai primi negozi Benetton.

Sarebbe lui l’incaricato di aprire il primo Starbucks italiano. La città scelta: Milano. La data: nel 2016. Anche in Colombia, uno dei principali Paesi produttori di caffè, il franchising multinazionale è riuscito ad arrivare, offrendo il prodotto in un negozio a Bogotá.

Starbucks nel mondo

Ma come riesce Starbucks a conquistare consumatori e posizionarsi in tutto il mondo? Secondo uno studio dell’agenzia di ricerca di marketing e pubblicità Ipsos Mori, Starbucks non è tra i marchi più influenti al mondo. Lo sono invece Google, Amazon, Apple, Coca-Cola e Ikea. Per la rivista Forbes, invece, è uno dei marchi con più valore. Lo stile di Starbucks però è in continua espansione: in un solo anno, 2008, è arrivato in Argentina, Bulgaria, Colombia, Ungheria, India, Marocco, Polonia, Portogallo, Serbia e Sudafrica.

Il personaggio

Nata a Seattle nel 1971, Starbucks ha preso il nome da un personaggio del romanzo Moby Dick. Sono 11.168 locali negli Stati Uniti e 4.588 in altri 43 Stati, più di 150mila dipendenti e un fatturato di 8 miliardi di dollari. Poco fa ha perso l’immagine di marchio esclusivo ed è caduto del 40% in Borsa. La sua storia è legata a un nome proprio: Howard Schultz.