Anche alla redazione di Gay.it avranno cominciato a fare i conti: con tutta l'area destra dell'emisfero del Senato contrario al ddl Cirinnà, ogni singolo voto del Pd, peraltro partito che presenta la proposta, è fondamentale perché le unioni civili e lo stepchild adoption diventino legge. E, numeri alla mano, se fossero una trentina i senatori PD intenzionati a votare NO al provvedimento del loro stesso partito, le cose si metterebbero male.

Peraltro, al momento, il provvedimento sulle unioni civili più che una priorità pare proprio una scocciatura per questo Governo.

Non solo giace in attesa di una discussione al Senato da quasi tre anni, ma anche dopo la calendarizzazionesembrache il Governo trovi sempre questioni più urgentida affrontare e siamo già scivolati al 28 gennaio per la discussione. Considerando che la maggioranza schiacciante del PD al Senato non ha ancora trovato un'intesa su quali riconoscimenti concedere per legge alle coppie gay, ecco l'iniziativa di Gay.it: vediamo chi sono i franchi tiratori del procedimento.

Gay.it: Senatori, metteteci la faccia

La provocazione ha il merito di aver fatto uscire alcuni senatori allo scoperto. Dei 36 nomi iniziali, dieci hanno confermato il voto favorevole al provvedimento sulle unioni civili anche se rimane intatto l'articolo relativo alle adozioni gay dei figli dei loro partner (stepchild adoption), a quanto pare vero nodo su cui i senatori PD non trovano un accordo unanime.

Gli altri si sono arroccati nel loro silenzio. Di più, alcuni hanno parlato di "liste di proscrizione", di "terrorismo", di "squadrismo".A questi senatori, rispondono a Gay.it, "rispondiamo che non parliamo di persone qualunque, ma di senatori della Repubblica, scelti coi voti dei loro elettori cui devono rendere conto, in un partito che ha il riconoscimento delle coppie dello stesso sesso nel programma e nello statuto."

Il PD appare una volta di più un partito coeso solo sui voti di fiducia imposti dal Presidente del Consiglio.

Come ricordano gli amici di Gay.it, sulle unioni civili e i diritti degli omosessualiil PD ci ha costruito sopra una campagna elettorale e dovrebbe essere arrivato il momento di saldare il conto. Le diatribe interne al partito di maggioranza rischiano invece di far pendere verso il NOl'ago della bilancia col solo Movimento 5 Stelle schierato da sempre nettamente per il Sì. Le lotte per i diritti di tutti hanno ancora molta strada davanti.