Federica Guidisi è dimessa, dalla carica di Ministro dello Sviluppo Economico a seguito dell'inchiesta per traffico illecito di rifiuti nell'impianto Eni di Viggiano, in provincia di Potenza. Nella vicenda è coinvolto anche Gianluca Gemelli, compagno del ministroGuidi e imprenditore. La accusa nei suoi confronti è quella di "traffico di influenze illecite". Oltre a Gemelli, sono cinque i funzionari e dipendenti del centro Eni di Viggiano coinvolti; ora si tirovano tutti e cinque agli arresti domiciliari con l'accusa di "attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti".
Le dimissioni
Federica Guidi si è dimessa, dal suo incarico con una lettere indirizzata al premier Matteo Renzi: "Caro Matteo, sono assolutamente certa della mia buona fede e della correttezza del mio operato. Credo tuttavia necessario, per una questione di opportunità politica, rassegnare le mie dimissioni da incarico di ministro. Sono stati due anni di splendido lavoro insieme. Continuerò, come cittadina e come imprenditrice a lavorare per il bene del nostro meraviglioso paese".
L'inchiesta
Nell'inchiesta è coinvolto Gianluca Gemelli, compagno del ministro Guidi. Gemelli, è iscritto nel registro degli indagati, perchè "sfruttando la relazione di convivenza che aveva col Ministro per lo Sviluppo Economico, indebitatamente si faceva promettere, e otteneva da un dirigente della Total, le qualifiche necessarie per entrare in una lista di società di ingegneria, della stessa Total.
Il tutto per partecipare alle gare di progettazione ed esecuzione dei lavori, per l'impianto estrattivo di Tempra Rossa. Nel Novembre 2014, dopo la bocciatura di un emendamento, inserito nel decreto Sblocca Italia, Gemelli, chiama la compagna, il ministro Guidi. Lei lo rassicura, dicendo che ci sono buone possibilità di inserire l'emendamento al Senato.
Il tutto però, con l'assenso del Ministro Boschi. Il Gip del Tribunale di Potenza ha rigettato la richiesta di arresto di Gemelli.
Come detto sono cinque i funzionari e dipendenti del centro Eni di Viggiano che si trovano agli arresti domiciliari con l'accusa di "attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti".
L'attività, di estrazione del petrolio, nel centro Eni di Viggiano, per ora è stata sospesa; la compagnia petrolifera, però, chiederà alla magistratura la "disponibilità dei beni posti sotto sequestro". L'Eni ha assicurato comunque, la massima collaborazione nelle indagini.