Se il dibattito sulle unioni civiliha calamitato attenzioni e polemiche nonostante una condivisione diffusa, quando si parla di adozioni prevale sempre una sostanziale prudenza. Lo stralcio della stepchild adoption dal disegno di legge di Cirinnà, ha accantonato in realtà solo provvisoriamente il vero nodo della questione che pure si cela dietro tutto ciò: la pratica dell’utero in affitto. In Italia, così come in Francia e in Germania, la maternità surrogata è vietata dalla legge 40 del 2004. Eppure sono già molte le coppie che hanno deciso di intraprendere (e completare) il percorso, affidandosi all’offerta favorevole proveniente da diversi Paesi: Usa e Canada per i più facoltosi, l’Ucraina per coloro che intendono coronare il loro sogno low cost.

Nel primo gruppo si inserisce il caso nostrano di Nichi Vendola e del compagno Eddy Testa, divenuti genitori del piccolo Tobia Antonio grazie alla tecnica dell’utero in affitto praticata in una clinica californiana.

La scelta controversa

Chi lo conosce è pronto a giurare che, quella di Vendola, non deve essere stata una scelta presa a cuor leggero. L’Italia è un Paese che non perdona da questo punto di vista e la coincidenza della conclusione del mandato da presidente della Regione Puglia con la nascita, ha da subito fatto riscoprire le capacità contabili dei detrattori. Come può l’ideologo della sinistra italiana aver mercificato una creatura e il grembo della sua donatrice indonesiana (con passaporto canadese)?

Quesiti al veleno che padroneggiano sui social e tra i banchi del Parlamento. Tutti o quasi hanno espresso la propria opinione ed è in fin dei conti il dubbio il vero punto di condivisione. Al di là del mero costo della maternità surrogata (argomento più in voga tra i populisti), la vera domanda è se sia eticamente giusto aver aggirato il divieto normativo in favore di un interesse personale.

È a ciò che Vendola dovrà rispondere ma come uomo di Stato e non da genitore.

Gli attacchi al veleno

A guidare le fila degli accusatori Mario Adinolfi, divenuto leader del movimento pro Family italiano. “Nato da una mamma californiana - ha attaccato l’onorevole Pd - porta il cognome del compagno, i 135mila euro li ha messi Vendola”.

Sulla stessa falsa riga si è espresso il leader della Lega, Matteo Salvini: “Si compra un dvd, una lavatrice, un paio di scarpe o un’auto ma non un bambino. Questo non è futuro ma egoismo”. “Questa è la sinistra italiana - ha chiosato Maurizio Gasparri - a parole sono contro l’utero in affitto, ma poi usano questo turpe metodo per inventarsi genitori dei figli degli altri”. Al coro dei detrattori si è iscritto anche Beppe Grillo: “Quanto è lontano Vendola da quello che sta succedendo nel mondo reale per permettersi di comportarsi come una majorette che rotea strane mazze colorate guidando un corteo di pareri in svendita”. Perplessità anche dal presidente della Camera, Laura Boldrini: “Ho molte riserve sulla maternità surrogata ma ho sentito commenti sguaiati e volgari, è squallido arrivare a questo e nessuno può esprimere pareri così pesanti contro un bambino che è nato”.