Effetto 'Brexit' sulle Elezioni politiche spagnole? Forse si, a giudicare dai risultati che indicano come i cittadini del più grande Paese iberico abbiamo scelto ancora una volta di non voltare pagina, tutelandosi dagli imprevisti. Come accaduto già lo scorso dicembre, vince il Partito Popolare del premier uscente Mariano Rajoy ma, come nella precedente tornata elettorale, non ha la maggioranza. Il governo di Spagna resta dunque un rebus di non facile soluzione.

I Socialisti secondo partito, fallisce il sorpasso di Podemos

Rispetto al voto del 20 dicembre, i Popolari guadagnano tredici seggi al Congreso, dunque 136 complessivi su 350 con il 32,7 per cento.

Per avere la maggioranza assoluta ci vogliono 176 seggi. Il Partito Socialista perde qualcosa, da 90 deputati passa ad 85 ma evita il sorpasso di Podemos, annunciato dagli exit poll. Per gli ex "indignados" quindi l'alleanza con Izquierda Unida, il partito di esterma sinistra, non ha portato i frutti sperati. Il partito fondato nel 2014 da Pablo Iglesias Turrion ottiene 71 seggi, gli stessi di dicembre. Chi perde terreno è Ciudadanos, il partito della Catalogna moderata, che da 40 seggi scende a 32.

Necessario un 'compromesso storico'

Come già accaduto nei mesi scorsi, il premier Mariano Rajoy avrà il compito di formare il nuovo governo e cercare dunque un'alleanza solida per governare il Paese.

L'unica che potrebbe garantire la necessaria stabilità potrebbe nascere da una sorta di "compromesso storico" tra Popolari e Socialisti, in pratica i due partiti che si sono susseguiti nella guida della Spagna dagli anni '80 ad oggi. La "Gran Coalicion" promossa a più riprese da Rajoy con i Socialisti e Ciudadanos trova la ferrea opposizione del leader socialista Pedro Sanchez che non ha mosso di un millimetro la sua granitica posizione.

In realtà lo scorso dicembre era stato prospettato unpossibile "sgambetto" politico ai danni di Rajoy, in altre parole un'alleanza tra Socialisti e Podemos. Conti alla mano, i due partiti non arriverebbero alla maggioranza ed in caso di una, peraltro improbabile, alleanza sarebbero costretti ad allargarsi ad altre forze politiche.

Un rischio, considerato che si tratterebbe degli indipendentisti catalani o dei nazionalisti baschi.

Possibile una terza tornata elettorale

Insomma, dopo sei mesi il volto politico della Spagna è rimasto tale e quale, solo che stavolta i vari leader sembrano del tutto intenzionati ad evitare una terza tornata elettorale. Già da oggi Re Felipe convocherà i capi dei principali partiti e darà il via alle trattative che, nuovamente, si preannunciano in salita. A questo punto lo spauracchio di nuove elezioni il prossimo inverno non è così inverosimile.