C'è stato un tempo, neanche troppo lontano, in cui in provincia di Avellino risiedeva il 70% dell'intelligenza italiana. Anche se gli anni passano per tutti e le intelligenze sembrano essersi trasferite altrove, dicono in Toscana, due arzilli vecchietti come Ciriaco De Mita e Giuseppe Gargani sono ancora in grado di calamitare le attenzioni dei media nazionali e scuotere le coscienze degli elettori. Prima amici, poi alleati, poi avversari, poi di nuovo amici e oggi di nuovo alleati, li abbiamo rivisti solo qualche giorno fa al Tempio di Adriano di Roma, in occasione della presentazione del Comitato per la Costituzione e le Riformepresieduto, inutile dirlo, dall'ex presidente del Consiglio dei Ministri.

Accanto ai due vispi ottantenni sedevaPaolo Cirino Pomicino. Sembrava di assistere a una reunion della Balena Bianca.

Strategie per fermare la riforma

A Roma si è discusso delle strategie da adottare per fermare la Riforma proposta dal ddl Boschi.Tutti i presenti si sono ritrovati per dare un contributo al dibattito nazionale e per isolare l'impostore Matteo Renzi che, per dirla con De Mita, è nato troppo tardi per conoscere la lunga tradizione democristiana e i suoi riti. E dalle ceneri del più grande partito italiano di tradizione cattolica e moderata, gli onorevoli Lorenzo Cesa, Raffaele Fitto, Gaetano Quagliariello e Marco Follini dovrebbero provare, forse già nei prossimi mesi, a far rinascere il PPI (Partito Popolare Italiano) o qualcosa del genere.

Anche i sondaggi danno ragione al fronte del No e Renzi comincia ad aver paura.

L'ex sottosegretario ed europarlamentare Gargani in un'appassionata lettera indirizzata al direttore del Corriere della Sera ha già lanciato il suo grido d'allarme. "La Democazia -ha scritto- non si conquista una volta per tutte ma si invera ogni giorno e in questo periodo la sua difesa deve essere più forte che in passato per la crisi della rappresentanza democratica che registriamo e per il vulnus che le democrazie stanno subendo nel mondo".

E di certo non è passata in sordina l'apparizione del presidente De Mita a In Onda (programma condotto da David Parenzo e Tommaso Labate su La7) e il suo accorato appello ai giovani ad ascoltare per capire, a pensare prima di agire.

Ecco allora che, dopo queste premesse, il paragone tra i due autorevoli politici irpini e i vecchi Padri Costituenti non sembrerà così azzardata.

Nonostante gli acciacchi, De Mita e Gargani hanno deciso di impegnarsi in una dura, forse ultima, di certo disinteressata, battaglia a difesa della Costituzione e della rappresentanza democratica. Da almeno due anni il sindaco di Nusco ripete come anatema ai suoi allievi della Scuola di Alti Studi Politici che forse la Democrazia è stata solo una stagione. E Gargani, come un novello De Sanctis, da mesi va girando per i paesi d'Irpinia issando lo stendardo del suoComitato Popolare per il No al Referendum Costituzionale.

Divisi ma uniti fino alla fine, De Mita e Gargani. A volte parlano la stessa lingua ma continuano a conservare le proprie individualità e ad esaltarne le divergenze con tenacia ma con reciproco rispetto.

Questo è il segreto della Democrazia e il seme di ogni Partito Politico e questa è la loro ultima lezione donata alle nuove generazioni. E l'invito, rivolto a entrambi, è a continuare, a non affrettare il passo, a non arrendersi. A resistere divisi per colpire uniti.