Forse Donald Trump diventerà il prossimo novembre presidente degli Stati Uniti. I sondaggi danno Hillary Clinton in testa -Usa 2016: sondaggio, Hillary +7% su Trump- che ha dalla sua l'establishment del partito democratico, compreso il suo avversario più credibile alle primarie, quel Bernie Sanders che Obama ha convinto a schierarsi a favore della candidata. Tutti contro Trump.
I delusi
Eppure, la novità in grado di suscitare negli elettori convincentiattese è proprio l'outsider che ha sbaragliato il campo repubblicano,scontando le reazioni della vecchia guardia ortodossa del grand old party.
Paradossalmente, questa è la sua forza. Essere contro, essere imprevedibile, usare un linguaggio dirompente e comprensibile. Così è riuscito a riscuotere la fiducia di un elettorato conservatore che ha mal digerito la presidenza Obama. Ma anche di quell'elettorato progressista che si sente tradito nelle attese di cambiamento profondo che Obama sembrava incarnare. Certo, le minoranze che avvertono la pressione razziale rimangono orientate a sostenere la più rassicurante Clinton. Così come i ceti più elevati che apprezzano il profilo moderato dell'ex first lady ed ex segretario di stato. In generale si registra il formarsi di un'area moderata incline ad appoggiare la più affidabile candidata democratica.
Ma quellaventata di novità e sfida che fece volare Obama verso la Casa Bianca, oggi sembra non possedere fiato sufficiente per spingere la Clinton.
La rabbia degli americani
È un'America arrabbiata quella che si accinge ad andare al voto. Lo era anche ieri, quando in favore delprimo candidato di colore si facevala filaper iscriversi nelle liste elettorali.
È un'America che non piaceva prima e non piace soprattutto adesso agli americani. Tuttavia, adesso, sembra essere apparsoil candidato giusto per dare sfogo al loro risentimento. Il linguaggio li ha convinti. Alcune generazioni, gli over 40 e soprattutto gli over 50, si sentono escluse dall'economia digitale, non sanno bene come usarla, la avvertono come un pericolo e ne sono frustrati.
Hanno paura: la globalizzazione, le tecnologie, i sistemi aperti , li hanno resi aggressivi. Vogliono difendersi e vogliono essere difesi. Generazioni che vedono la loro esistenza affondare senza speranze. Sono troppo pesanti ed inadeguati per reagire. Si sentono derubati di opportunità, sconfitti, abbandonati in un'indifferenza che non comprendono e non accettano. Sono tanti e sono trasversali. Trump ha capito questi elementi e li ha trasformati in opzione politica: ha dato loro una voce ed un volto. Chiedela licenza per fare piazza pulita e loro sono pronti a dargliela.
Parola d'ordine: cambiare
È con questa base elettorale che ha trasformato, di fatto, il partito repubblicano fin qui ingessato dalle rappresentanze integraliste religiose molto forti a quelle latitudini.
Ma non può bastargli. I democratici fanno fronte comune e chiederanno ai delusi uno sforzo di fiducia ulteriore. Trump tenterà d'inserirsi in questa dialettica per convincere quell'altra parte d'America a vedere in lui, paradossalmente, l'unica possibilità di reale cambiamento. Quello che si aspettavano da Obama e non hanno avuto.Perchè dovrebbe darglielo la Clinton?D'altronde, èil cambiamento che conta davvero e le posizioni si sono radicalizzate.
Così, il "Donald" ha modificato i contenuti della comunicazione già dalla convention di qualche giorno fa -discorso di Donald Trump alla convention repubblicana - luglio 2016- sorprendendo gli analisti che hanno interpretato il cambiamento con la necessità di darsi un tono adeguato alla veste di candidato ufficiale.
Ma non si tratta di questo; Trump vuole intercettare il voto dei delusi del campo democratico, di quegli elettori attivi che ancora credono si possa cambiare il proprio paese a partire dalla figura del presidente.È evidente che Trumpvoglia vincere e pensi di riuscirci. Ma che possa vincere con gli stessi voti che sostennero Obama sono ancora in pochi ad averlo capito.