Simona Princiotta è stata costretta ad uscire dall'aula prima della votazione della mozione da lei presentata contro il Presidente del consiglio comunale di Siracusa, il "garozziano" Santino Armaro, accusato di non essere garante di tutte le voci presenti in assemblea, così come il suo ruolo imporrebbe. Nonostante l'assenza, le ragioni della combattiva consigliere comunale, che sostiene come l'attuale vertice dell'assise cittadina restringa le libertà democratiche e soprattutto l'attività di chi non la pensa come il primo cittadino, hanno trovato al momento del voto in aula terreno fertile.

Sui venticinque consiglieri comunali presenti a Palazzo Vermexio, infatti, solo undici hanno votato contro, mentre in quattordici hanno sostenuto le tesi di Simona Princiotta.

Maggioranza in frantumi

Prima della votazione, il vice-presidente del Consiglio comunale, Impallomeni, ha anticipato che, così per come era stata redatta da Simona Princiotta, la mozione poteva essere messa ai voti come atto di censura ma non come revoca, cosa che non ha fatto retrocedere l'autrice dell'iniziativa dalla volontà di andare alla conta, forte, evidentemente, della consapevolezza che in aula si va progressivamente sgretolando l'area del consenso su cui il primo cittadino, Giancarlo Garozzo, aveva costruito la sua maggioranza.

Già in occasione della votazione del bilancio consuntivo 2015, infatti, solo in diciotto avevano espresso il proprio orientamento favorevole, destando un primo importante campanello d'allarme. In occasione della votazione della "censura", infatti solo quattro consiglieri comunali di opposizione erano in aula: Cetty Vinci - capogruppo dell'Opposizione - Salvo Sorbello, Fabio Alota e Salvo Castagnino.

Armaro si dimette?

Anche se non si tratta di una "revoca" che determina l'immediata perdita della carica, la "censura" certifica comunque la mancanza di una maggioranza di consiglieri sulle posizioni del Presidente dell'assise di Palazzo Vermexio e dovrebbe portare, per logica conseguenza, ad un passo indietro dello stesso. "La classe dirigente che governa la città - commenta Cetty Vinci - avrebbe bisogno di un bagno di umiltà".