Il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, ha annunciato su Facebook una indagine a proprio carico per abuso d’ufficio, nell’ambito del caso “Aamps”, la municipalizzata che gestisce il servizio rifiuti nella città toscana. Al sindaco non sarebbe al momento pervenuto alcun avviso di garanzia.

Insieme al primo cittadino di Livornorisulta indagato anche l’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti. Nogarin si è detto pronto ad aggiornare i cittadini sulla vicenda, sottolineando che la sua condotta, così come quella del suo assessore, “è sempre stata orientata a fare gli interessi” dei livornesi.

Il sindaco si sarebbe avvalso dell’articolo 335 del codice di procedura penale, utilizzato anche dall’assessore Paola Muraro a Roma, per conoscere eventuali accertamenti a proprio carico: da qui la scoperta di una indagine per abuso d’ufficio avviata dalla procura di Livorno per il “caso Aamps”, municipalizzata attualmente posta sotto concordato preventivo.

Le anticipazioni sulla stampa

La notizia della nuova indagine a carico di Nogarin, secondo quanto riporta “Il Fatto Quotidiano”, era già stata anticipata nel maggio scorso dal quotidiano “Il Tirreno” che,per il caso "Aamps", aveva anche rivelato le indaginiper concorso in bancarotta fraudolenta a carico del sindaco di Livorno. L'abuso d'ufficio, sempre per la vicenda Aamps, è probabilmente legato alla revoca del Cda della municipalizzata decisa a suo tempo da Nogarin.

Nogarin aveva motivato l’azzeramento del Cda di Aamps adducendo incompatibilità di fondo che avrebbero reso impossibile la strada del concordato preventivo: a dirsi contrari, il presidente Aldo Iacomelli e la vicepresidente Francesca Zanghi, attivista M5S e avvocato, che aveva definito la scelta del concordato “illogica e nefasta”.

Marco Di Gennaro, terzo consigliere di amministrazione, che il sindaco aveva nominato nell’estate 2014 come amministratore unico di “Aamps”, era stato esautorato sette mesi dopo.

Per azzerare il Cda, secondo l’ipotesi dei pubblici ministeri, il sindaco si sarebbe mosso con modalità non corrette, aggirando alcuni passaggi come la contestazione diretta al “revocato”.

Una questione formale che però rappresenterebbe una violazione di una delibera del consiglio comunale del 2009 che regola la revoca degli amministratori nelle partecipate. Relativamente al concorso in bancarotta sembra che gli accertamenti stiano riguardando la contestata assunzione di un trentina di precari poche settimane prima della richiesta di concordato al tribunale.

Indagini a tutto campo

L’inchiesta della procura di Livorno sembra concentrarsi su due aspetti, compresi nel periodo 2012-2016: la gestione del Pd, all’origine del buco nel bilancio, e le mosse della giunta pentastellata che si è trovata a gestire una società in condizioni già drammatiche. L'Aamps, municipalizzata partecipata al 100% dal comune di Livorno, gravata da circa 40 milioni di debiti, occupa 250 dipendenti tra impiegati, tecnici, operai, quadri a cui si aggiungono un'altra quarantina di precari e i duecento dipendenti dell'indotto.

La municipalizzata livornese ha chiuso il bilancio 2014 con un passivo di 21 milioni di euro: si tratta in buona parte di tariffe sui rifiuti mai riscosse. Il Comune, dice il sindaco, non avrebbe i soldi per ricapitalizzare e ripianare i conti dell'azienda: da qui, il concordato preventivo e le fortissime tensioni con i dipendenti che, paventando pesanti tagli alla forza lavoro, hanno organizzato forme di lotta sfociate nella astensione dalla raccolta dei rifiuti. Ora, con l'avviso di garanzia ricevuto da Nogarin, il caso Aamps si sposta dall'ambito politico-sindacale a quello giudiziario.