In altri tempi, la notizia avrebbe avuto una cassa di risonanza piuttosto contenuta. Ma considerati i venti di guerra fredda che spirano nel lunghissimo tratto che separa Washington da Mosca, ha destato parecchio rumore mediatico la notizia che il governo italiano invierà un contingente di 140 militari al confine tra Lettonia e Russia, adeguandosi a quanto deciso la scorsa estate dal vertice NATO di Varsavia. In Italia, naturalmente, le opposizioni hanno preso la palla al balzo e si sono scatenate in un vespaio di critiche a pungiglioni sguainati.

Naturale, visto che siamo a meno di due mesi da un referendum che potrebbe decidere i destini dell'attuale governo. Se però vogliamo guardare la cosa con occhio obiettivo, non possiamo fare a meno di ammettere che Matteo Renzi nella circostanza aveva poca scelta.

Gli attacchi pretestuosi delle opposizioni

"Vogliono trascinarci in guerra", ha tuonato Beppe Grillo sul suo blog, creando un hashtag (#IoVoglioLaPace) che al momento è tra topic più popolari di Twitter. Alessandro Di Battista ha fatto un pronto eco al suo "guru", evidenziando quanto sia necessario il dialogo con Mosca ed ha concluso lanciando una frecciata al premier, "essere alleati non significa essere sudditi", è stato il suo commento.

I sostenitori pentastellati dovrebbero in realtà studiare a fondo il concetto di "pace", considerato il trattamento riservato ai giornalisti che, in occasione della manifestazione nazionale del Movimento a Palermo, sono stati sottoposti ad azioni di "squadrismo" di mussoliniana memoria. "Sudditanza" è poi un altro termine che stona parecchio, se attribuito ad altri, da parte di esponenti di una forza politica dove essere in disaccordo con i propri vertici equivale all'espulsione.

Ma ulteriori critiche al governo Renzi sono arrivate da Forza Italia, Maurizio Gasparri e Renato Brunetta in testa. Peccato che gli stessi non fossero così tanto anti-militaristi quando nel 2003 il governo Berlusconi diede il suo appoggio incondizionato all'invasione statunitense dell'Iraq, una guerra illegittima e pretestuosa i cui effetti hanno squassato l'intero Medio Oriente.

Il leghista Roberto Calderoli ha infine sottolineato come l'Italia si stia mettendo in contrasto con "l'unico Paese che combatte l'Isis", puntando così sul sentimento xenofobo ed islamofobo dei sostenitori del Carroccio. Inutile spiegare alle "camicie verdi" che la guerra allo Stato Islamico è stata finora condotta da altri Paesi musulmani, tra cui la Siria di Assad alla quale la Russia ha dato e continua a dare supporto militare.

La scelta 'obbligata' dell'Italia

Non saranno certamente 140 militari italiani ad aggravare uno scontro già in atto tra gli Stati Uniti e la Russia. In realtà il governo Renzi è stato critico, in passato, verso Washington e Londra che dettano da sempre le linee guida della NATO ed hanno alimentato la paura nei confronti della Russia in altri Paesi dell'est europeo.

Oltretutto l'Italia è tra le nazioni che chiede da tempo la fine delle sanzioni UE nei confronti di Mosca. In questo caso però, il governo non ha potuto sottrarsi agli impegni chiesti dagli alleati a Varsavia, dopo aver chiesto a sua volta agli altri partner NATO un impegno sul fronte del Mediterraneo, dove il nostro Paese è esposto alle conseguenze della crisi libica ed agli arrivi massicci degli immigrati dal Nord Africa. Sulla questione migranti, oltretutto, l'esecutivo è in guerra aperta con l'Unione e le critiche di Renzi e, più recentemente, del ministro degli interni Angelino Alfano nei confronti di Bruxelles sono state durissime. In queste condizioni, il governo non può permettersi un braccio di ferro anche con l'Alleanza Atlantica la cui decisione di alimentare questa nuova guerra fredda resta discutibile e sconsiderata e la cui 'russofobia' ha ormai raggiunto il punto di non ritorno. Ma questo lo sanno anche le opposizioni, alla ricerca spasmodica di terreno fertile per i loro proclami in vista del fatidico 4 dicembre.