La questione delle firme false apposte per la candidatura del M5S alle comunali di #Palermo del 2012 sta cadendo nel grottesco. Si allarga lo scandalo, sollevato dalle Iene, circa le firme false presentate a sostengo dei candidati M5S. Tutto nasce quando un professore, Vincenzo Pintagro, militante del M5S a Palermo, denuncia alla Digos l'increscioso fatto accaduto nel 2012, quando vennero copiate delle firme da un modulo che, per un errore di forma, sarebbe stato nullo.
Dalla denuncia all'autosospensione
Successivamente alcuni militanti ebbero la brillante idea (suggerita da più alti livelli) di copiare le firme, pratica totalmente illegale, al fine di non vedere escluso il M5S dalle liste concorrenti alle amministrative.
La Digos, nella persona di Giovanni Pampillonia, indaga. Fatto curioso, tale Pampillonia viene dipinto come amico dei grillini, a stretto contatto con #Beppe Grillo, e a capo delle indagini sul movimento 5 stelle. Oltretutto, lo stesso Pampillonia viene ritratto da una foto accanto a Grillo durante le celebrazioni della festa pentastellata a Palermo "Italia a 5 stelle". Le Iene sollevano la questione a livello mediatico. Sarebbe brutto pensare che il servizio delle Iene sia servito a dare una svolta alle indagini, nonostante sembri proprio così. Parrebbe che questo poliziotto sia inoltre cugino di Francesco Menallo, uno dei candidati che hanno usufruito delle firme copiate per le amministrative di #Palermo, con Nuti sindaco.
Certificata da due periti la falsità delle firme copiate sul modulo rispetto alle originali, le indagini proseguono. Le Iene hanno provato inutilmente a contattare la deputata Claudia Mannino, oltre a Teresa Busalacchi e lo stesso Nuti, vedendosi rifiutare ogni confronto. L'inchiesta si sta espandendo a macchia d'olio. Si sospende Ciaccio, dopo La Rocca, fra i deputati regionali coinvolti.
Molti chiedono le dimissioni di Mannino e Nuti, che si attaccano con le unghie alla poltrona e posticipano ogni decisione alla ricezione dell'avviso di garanzia.
Lo scandalo si allarga: non solo firme copiate, ma rubate
Ha del clamoroso lo sviluppo recentissimo dell'inchiesta. Le ultime indicazioni parlano non solo di firme copiate, ma rubate.
Infatti, nella lista per le comunali del 2012, risulterebbero firme associate a nominativi che avevano sottoscritto il proprio consenso alla raccolta firme del 2011, in occasione del referendum sull'acqua pubblica. Ancora più grave risulterebbe l'intera faccenda se, come sembra, i vertici del M5S fossero stati messi al corrente della situazione siciliana. Una vera e propria bomba che attendeva solo un efficace innesco per deflagrare. #Di Maio ricevette una mail, in cui veniva informato delle indagini in corso. Così come lui, vennero informati Grillo, Casaleggio, Di Battista e Fico. Tutto il #direttorio sapeva. Il reato per cui il PM sta indagando è quello previsto dal Testo Unico 570 del 1960, che punisce con la reclusione dai 2 ai 5 anni "chiunque forma falsamente, in tutto o in parte, liste di elettori o di candidati od altri atti dal presente TU destinati alle operazioni elettorali, o altera uno di tali atti veri oppure sostituisce, sopprime o distrugge in tutto o in parte uno degli atti medesimi".
Il PD all'attacco: "dall'onestà a Grillopoli"
Il richiamo dei parlamentari del Partito Democratico è all'onestà, mantra del M5S, che sta venendo decisamente meno. I pentastellati si stanno dimostrando alla pari, se non peggio, dei loro colleghi. Grave, gravissimo, fa presente il senatore PD Scalia, che il blog di Grillo taccia su questo grave episodio. Gli fa eco Stefano Esposito, che aggiunge: "Dopo lo scandalo delle firme copiate, spuntano quelle rubate da liste per il referendum del 2011. I vertici del M5S, che sapevano ed hanno ignorato, ora tergiversano e fanno saltare la tappa di Palermo del tour per il no".