La procura di Firenze ha ricevuto in data odierna una denuncia dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Liotti. Questa denuncia è stata scritta contro tal Beatrice Di Maio, proprietaria di un account Twitter, ipotizzando contro di lei reati come calunnia e diffamazione. Calunnie e diffamazione sarebbero state indirizzate, per mezzo di alcuni tweet verso alti rappresentanti del Governo e addirittura del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Inoltre, essendo il profilo presente su twitter è facile verificare, si tratta di tweet e allusioni esclusivamente a favore del Movimento 5 Stelle.

In un suo articolo su La Stampa, Jacopo Iacoboni, scrive di questa denuncia e argomenta in modo particolareggiato che si tratta di account pro M5S dedicato a demonizzare il Governo e il PD in particolare, senza trascurare attacchi anche contro il Quirinale. Questo account di Beatrice Di Maio ha un discreto numero di follower, circa 14.000, numero che, secondo teorie matematiche sui flussi di consenso sul web, la posiziona come top mediator, dentro un social network relativamente piccolo.

Quello che rende pericolosi i top mediator è il fatto che riescono a far diventare virali alcuni post di twitter sfruttando anche facebook che è il social per eccellenza in Italia, con milioni e milioni di utenti.

I contenuti sono poi quanto mai accusatori e diffamatori, ad esempio uno dei tweet citati coinvolge il presidente Mattarella, dice " Per alcuni il silenzio è d'oro...quello di #Mattarella è d'oro nero!".

Un accostamento sicuramente ingiurioso, oltre al fatto che Mattarella non ha avuto coinvolgimenti nel fatto in questione.

Stesse cose riguardo Renzi, con tweet che richiamano ad inchieste ed alludono a coinvolgimenti del premier mai avvenuti e nemmeno ipotizzati da nessun tribunale.

Anche nei confronti del ministro Boschi, stesso tipo di accostamenti con ipotesi di coinvolgimenti mai avvenuti e lo stesso per molti altri protagonisti della politica odierna, sempre però in chiave anti-governo e pro-M5S, nella maggior parte dei casi vere e proprie bufale.

In buona sostanza sono dei semplici falsi, ma dei falsi che grazie ai meccanismi della rete sfruttati perfettamente danno luogo a una diffusione incalcolabile di queste diffamazioni.

Il meccanismo pare sfrutti anche dei siti ghost che replicano in modo anonimo questi tweet. Per questi motivi e per i numeri di contatti che producono queste "bufale", non possono essere semplicemente equiparati a post di militanti anonimi o a dei semplici "troll" della rete. E volendo citare una frase famosa di un personaggio alquanto discutibile, Joseph Goebbels, "Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità." Tutte eventualità su cui ora la Procura avrà modo di indagare e fare chiarezza.