Il primo mese del governo targato Paolo Gentiloni è già trascorso e si fanno sempre più insistenti le voci di un tentativo di distacco del premier dai tentacoli di Matteo Renzi e del Giglio Magico. Come già raccontato nei giorni scorsi Blasting News, Gentiloni, nonostante le rassicurazioni pubbliche (guarda il video qui sotto), con il decreto varato il 16 dicembre scorso, ha deciso di lasciare senza deleghe di peso l’ex ministra delle Riforme, promossa al ruolo di sottosegretaria alla presidenza del Consiglio nonostante la débâcle al referendum del 4 dicembre.
Oggi, in un articolo apparso sul Fatto Quotidiano a firma Carlo Tecce, Si viene a sapere che i motivi di attrito tra il renzismo calante e la versione gentiloniana 2.0 della Dc sono più numerosi e profondi. Non solo il neo premier avrebbe bloccato la nomina di due collaboratori a Palazzo Chigi richiesta da Meb, ma si è anche attorniato di tre vicesegretari senza consultare i renziani e, inoltre, avrebbe costituito quella che Tecce definisce una “struttura parallela, una sorta di gabinetto all’americana” guidato da Antonio Funiciello, suo ex portavoce durante le fallimentari primarie Pd del 2012 a Roma.
Le 4 mosse di Gentiloni per esautorare la Boschi
Detto dell’assenza di deleghe riservate alla Boschi (ad esclusione di quella, trascurabile, alle Pari Opportunità), vediamo chi sono i suoi fedelissimi la cui nomina è stata bocciata dal premier.
Il primo si chiama Cristiano Ceresani e puntava, senza successo, alla poltrona di responsabile del Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi (Dagl), ufficio dove resiste ancora la renzianissima Antonella Manzione. La seconda poltrona negata ai boschiani è quella di vicesegretario generale di Palazzo Chigi che, nelle intenzioni della statista di Laterina, sarebbe dovuta finire sotto le terga di Roberto Cerreto.
Nomina respinta, si mormora, perché la Boschi può già contare su Paolo Aquilanti come segretario generale.
Ma il piano antirenziano di Gentiloni non si limita solo a negare spazio ai rappresentanti del segretario Pd. L’ex ministro degli Esteri punta, infatti, a costruirsi una squadra tutta sua. Si spiegherebbe così la conferma di Luigi Fiorentino e Salvo Nastasi a vicesegretari senza chiedere il permesso alla Boschi.
Imminente anche la nomina di un terzo vicesegretario, stavolta gentiloniano doc. L’ultimo tassello della strategia per restare a Palazzo Chigi fino al 2018 sarebbe, come accennato sopra, la costituzione di una “struttura parallela”, un “gabinetto all’americana” assegnata alla responsabilità del fedelissimo Funiciello e pronta ad ospitare nuovi collaboratori lontani dal Giglio Magico.