In una lunga intervista rilasciata a “La Repubblica”, la prima dopo la sconfitta del referendum dello scorso 4 dicembre, l’ex premier nell’ammettere che la sconfitta brucia ancora, dichiara di aver pensato seriamente di lasciare la politica nei giorni successivi al referendum ma che poi, forte delle migliaia di lettere ricevute e del desiderio di futuro espresso da milioni di persone, ha deciso di ripartire ed annuncia che verrà lanciata una nuova classe dirigente all’interno del PD e che ci sarà da divertirsi nei prossimi mesi al Nazareno. L’ex inquilino di palazzo Chigi poi fa mea culpa ed afferma che il suo più grande errore è stato quello di non aver colto il valore politico del referendum illudendosi che si votasse su province, CNEL e regioni e che in questo clima la parola riforma è suonata vuota, meccanica, artificiale alle orecchie degli italiani.

Renzi: non ho fretta di ritornare al voto

Il segretario del partito democratico, inoltre, specifica che per lui il Pd è quello che delle elezioni europee, ossia il partito del 40,8%, ricordando, ancora una volta, che tale risultato rappresenta il migliore che in Italia un partito politico ha ottenuto dalla DC del 1959. Nel corso dell’intervista, Renzi fa capire di non aver fretta di ritornare al voto e che bisogna fare quello che serve all’Italia senza ansie, cercando di non replicare il risultato delle elezioni del 2013 quando abbiamo pagato un tributo elettorale al senso di responsabilità del Pd. L’ex premier rincara la dose, affermando che forse alcuni parlamentari, soprattutto dei nuovi partiti, sono terrorizzati dalle elezioni anticipare in quanto sono consapevoli di non aver neanche i voti per un’assemblea di condominio.

Rispondendo ad una domanda sul M5S, Renzi dichiara che il movimento di Grillo non è un partito ma un algoritmo, affermando che Grillo è il capo di un sistema che ripete ai suoi seguaci solo quello che vogliono sentirsi dire, raccogliendo la schiuma dell’onda del web, ma che concretamente non prova a cambiare il Paese.

Renzi ammette che il mancato rinnovo della classe dirigente è stato un suo limite

Per quanto attiene al mancato rinnovo della classe dirigente all’interno del Pd, Renzi ammette che è stato un suo limite in quanto all’interno del Pd c’è bisogno di una ventata di aria fresca viste le continue inchieste giudiziarie che coinvolgono soprattutto gli amministratori locali del Pd.

Infine, l’ex Presidente del Consiglio riconosce anche che l’essere salito a palazzo Chigi dall’ascensore di servizio e non dalla scala d’onore, con il voto degli italiani, è stato un errore per la sua immagine ma era quello che serviva in quel momento in quanto il Paese era bloccato, impaurito, la disoccupazione cresceva ed il Pil crollava, adesso, invece, l’Italia ha qualche tassa in meno e qualche diritto in più.