'Il re è nudo', ma a differenza del protagonista della nota fiaba di Hans Christian Andersen, se ne stanno accorgendo tutti. Fanno eccezione gli 'idioti di Internet' che continuano a commentare articoli che lo riguardano, insultando giornalisti e presunti 'poteri forti' che starebbero facendo di tutto per ostacolarlo. Che poi questa masnada armata di smartphone eviti saggiamente di esporsi in prima persona e si nasconda dietro nickname più o meno fantasiosi, la dice lunga sul loro spessore. Il re in questione è Donald Trump, a meno di due mesi dal suo insediamento alla Casa Bianca continua a recitare i suoi vuoti mantra, indice di una disarmante incapacità.
Una dietro l'altra, le sue iniziative politiche sono state sgretolate perché, in realtà, non hanno nulla di politico. Trump sta semplicemente proseguendo la sua campagna elettorale ed alla fine è l'esempio più eclatante di come sia facile sbraitare più forte degli altri, ma tanto più difficile governare.
Politica interna: il GOP gli volta le spalle
Come se non bastassero i patemi del 'Muslim Ban', bocciato dai giudici anche nella sua versione riveduta e corretta, il presidente degli Stati Uniti ha perso la sua personale battaglia sull'Obamacare. Il sistema sanitario voluto dalla precedente amministrazione della Casa Bianca resterà in vigore, alla Camera non si è nemmeno votato per la sua abrogazione perché il provvedimento non avrebbe avuto i numeri per essere approvato.
Paradossale, se consideriamo la maggioranza di cui dispone il Partito Repubblicano, ed è fin troppo evidente che buona parte del GOP gli ha voltato le spalle. Piuttosto che vedersi sconfitto al voto, 'TheDonald' ha preferito ritirare il disegno di legge. Non è servito il gran lavoro di Paul Ryan che ha tentato di convincere l'ala conservatrice repubblicana a dare il proprio sostegno ed è la dimostrazione più lampante di come la maggioranza che sostiene il presidente sia in realtà molto virtuale.
Ad ogni modo, si tratta dell'ennesima promessa agli elettori che muore sul nascere, motivo per cui i suoi consensi sono in caduta libera: in base a recenti sondaggi, il 58 % degli intervistati non apprezza il suo lavoro.
Politica estera: Trump non è un alleato affidabile per nessuno
Cosa ha spinto gli americani a votare Donald Trump?
Semplicemente la voglia di tagliare i ponti con la politica tradizionale, colpevole di aver avviato il lento declino della superpotenza statunitense. Un'involuzione in corso sia per quanto riguarda la politica interna, sia per quanto concerne gli esteri. In quest'ultimo caso c'è la palese incapacità di avere un ruolo diretto e risolutore sulle controversie internazionali, contrariamente a ciò che accadeva in passato. Proprio sulla politica estera, le intenzioni di Trump sono ancora un mistero, ma considerata la sua imprevedibilità è evidente che in questo momento gli Stati Uniti non sono un alleato affidabile per nessuno. L'Unione Europea ha già capito - l'atteggiamento diplomatico, ma granitico nello stesso tempo, tenuto da Angela Merkel nella sua recente visita a Washington ne è la dimostrazione - che è giunto il momento di essere padrona del proprio destino.
Un'evoluzione che potrebbe avere conseguenze in ambito NATO, anche se in questo caso la Casa Bianca continua ad sostenere la sua fiducia nell'Alleanza Atlantica. Riguardo allo sbandierato feeling con la Russia, il flirt a distanza tra il presidente degli Stati Uniti e Vladimir Putin si è già smorzato. Washington ha preferito mostrare i muscoli, parlando di una nuova corsa agli armamenti, non ha ancora esposto la sua reale posizione sulla questione siriana - a parte il continuo riferimento a voler farla finita con l'Isis - e lo stesso rinnovato sostegno alla NATO è stato mal digerito dal Cremlino che, di certo, si aspettava una posizione più critica. Ed il lento declino di un'America controversa prosegue, l'impressione è sia stata data una accelerata verso il basso nel momento stesso in cui Trump si è insediato alla presidenza.