Paragonando le rispettive parabole politiche, Donald Trump e Beppe Grillo hanno in comune più cose di quanto si possa credere a prima vista. Entrambi neofiti della politica, hanno cavalcato l'onda della crisi e trasformato in arma dirompente la rabbia della gente. Il miliardario newyorkese ha conquistato la Casa Bianca, la sua elezione è già nella Storia americana. Il comico genovese ha costruito dal nulla un movimento civico che, nel giro di pochi anni, è diventato tra i primi partiti in Italia (secondo gli ultimi sondaggi è il primo partito, ndr) ed ora aspira a governare il Paese.

Caratteristiche che li accomunano, insieme ad un inesistente 'politically correct'. Entrambi, però, stanno accusando un momento di estrema difficoltà. Alla base ci sono problemi di coerenza: Trump è fin troppo in linea con il suo personaggio e ben lontano da standard presidenziali accettabili. Beppe Grillo cerca invece di svoltare verso strade più moderate e prepara il terreno per la definitiva trasformazione del M5S in un partito di governo. In ambedue i casi è un gioco pericoloso.

L'incontro con Angela Merkel, l'ultima goccia

Quasi due mesi di presidenza, pochissime soddisfazioni per Donald Trump. Anche il Muslim Ban 2.0 è stato bocciato dai giudici, nonostante i correttivi apportati alla Casa Bianca.

La questione potrebbe finire davanti alla Corte Suprema, intanto, non contento delle sue magre figure in politica interna, Donald Trump va a cercare 'rogne' anche sul versante esteri. Il video dell'incontro con Angela Merkel nello Studio Ovale, dove il presidente americano si è rifiutato palesemente di stringere la mano alla cancelliera tedesca, è diventato virale.

Non si è trattato di uno sgarbo istintivo, la stretta di mano c'era già stata quando la Merkel era arrivata a Washington. La decisione è stata ponderata e, successivamente, attuata davanti ai riflettori. In quel momento erano presenti i giornalisti e Trump non ha rinunciato alla sua vocazione al 'reality show'. Angela Merkel non si è scomposta più di tanto ed ha sfidato Trump sul piano politico, le sue idee relative a temi come la Nato o l'immigrazione sono totalmente divergenti da quelle dell'inquilino principale della Casa Bianca.

L’incontro ha confermato le distanze tra Stati Uniti ed Unione Europea, ma il problema non è certamente Bruxelles.

M5S, la 'questione Genova'

In Italia, con le elezioni politiche ancora lontane, il M5S si concentra sulle amministrative. Ha già conquistato Roma e Torino, il prossimo obiettivo è Genova, ma proprio qui è andata in scena una pagina farsesca. Per la prima volta, infatti, Grillo ha deciso di azzerare ciò che il popolo pentastellato aveva scelto online, la candidatura di Marika Cassimatis alla guida del capoluogo ligure. Tanto l'aspirante sindaco quanto alcuni esponenti della lista sarebbero troppo vicini alla corrente dei dissidenti. Da qui la decisione di non concedere il simbolo alla lista e di indire nuove Comunarie.

Coerenza avrebbe voluto, in questo caso, l'accettazione di quanto hanno deciso gli elettori, ma il rischio è di innescare una bomba ad orologeria all'interno del movimento. Decisione politica rispettabilissima, così come la presunta 'svolta garantista' del nuovo codice etico o gli spostamenti al centro, poi falliti, in seno all'Europarlamento. Ma la corrente oltranzista potrebbe interpretare il tutto come una sorta di tradimento o, peggio ancora, la decisione di un 'quieto vivere' all'interno del partito, preferibile rispetto agli interessi di Genova e dei genovesi. Il leitmotiv del 'potere al popolo' che anima i sostenitori del M5S ha subito una brusca frenata, ma è noto che i proclami sono senz'altro più percorribili per una forza politica d'opposizione.

Al contrario, ‘governare’ significa essenzialmente venire a contatto con le 'stanze dei bottoni' e la grande sfida pentastellata mira a conquistare i palazzi del potere senza venirne corrotti. La scarsa coerenza di Grillo sulla 'questione Genova' potrebbe essere pagata a caro prezzo.