Quelli verificatisi ieri, sabato 11 marzo, per le strade di Napoli sono stati degli incidenti annunciati. Tutti erano al corrente, ministro degli Interni Marco Minniti compreso, che autorizzare il corteo ‘Mai con Salvini’ avrebbe rappresentato un grosso rischio per l’ordine pubblico dopo le avvisaglie dei giorni scorsi. Alla fine, il bilancio di un pomeriggio di violenza fa registrare il ferimento di 28 membri delle forze dell’ordine, di 6 manifestanti e l’arresto di tre persone colte in flagranza di reato. Circa 5mila i manifestanti anti Salvini, mentre all’interno del Palacongressi della Mostra d’Oltremare il leader della Lega arringava una piccola folla di, forse, 2mila persone.
Presenti in piazza, Rifondazione Comunista, Sinistra Unita, Verdi, centri sociali, il movimento DeMa fondato dal sindaco Luigi De Magistris (in prima fila la moglie Mariateresa Dolce), collettivi studenteschi, disoccupati, precari.
Il corteo, partito pacificamente da piazza Sannazzaro, è stato infiltrato dai cosiddetti black bloc - senza che nessuno si accorgesse di nulla e senza che il servizio di intelligence della Digos segnalasse in anticipo il pericolo - all’altezza di Piazzale Tecchio, via Diocleziano e via Giulio Cesare. Poche centinaia di persone col volto coperto di nero che hanno cominciato a lanciare di tutto contro le ‘guardie’: bottiglie molotov, bombe carta, petardi, sassi, bottiglie di vetro, ma anche pneumatici e cerchioni di auto, chiavi inglesi e bulloni.
Contemporaneamente, sono state innalzate barricate di fortuna, ma disposte quasi in modo geometrico, quasi a bloccare l’avanzata dei blindati della polizia. Come armi improprie, infine, i ‘neri’ hanno utilizzato anche cartelli stradali, pali di ferro e cestini della spazzatura. La reazione delle divise si è articolata tra l’uso di idranti, cariche di alleggerimento e lancio di lacrimogeni.
Insomma, scene di vera e propria guerriglia urbana.
De Magistris contro Minniti
Oggi, come da copione, è esplosa la polemica sul rimpallo di responsabilità. Il sindaco De Magistris prende le distanze dai violenti ma, come riferisce l’Ansa, scarica la responsabilità di quanto accaduto su “chi ostinatamente non ha voluto ascoltare il messaggio di buon senso del sindaco e dell'amministrazione”.
L’amministrazione comunale, infatti, pretendeva solo che il “razzista” Salvini non parlasse in un luogo ‘istituzionale’ come la Mostra, ma in uno “privato”. La scelta sbagliata, secondo De Magistris, è stata “quella del ministro Minniti, che ha voluto imporre Salvini alla Mostra d'Oltremare”. Qualcuno, conclude senza fare nomi ma lanciando precise accuse, “forse non senza motivo, ha voluto alzare il livello dello scontro”.
“In una democrazia è fondamentale che ognuno abbia il diritto di parola - gli risponde indirettamente il responsabile del Viminale dal palco del Lingotto di Torino - la forza della democrazia è garantire che anche l'avversario più radicale possa liberamente esprimere le proprie opinioni”.
Minniti ringrazia le forze dell’ordine per il lavoro svolto a Napoli, giudica “cruciale per la democrazia” la giornata di ieri e condanna gli atti di violenza a cui va opposta la garanzia di diritti costituzionali per tutti.