‘Siamo tutti con Macron!’. Sembra essere questo lo slogan che unisce quasi tutti i rappresentanti dell’establishment europeo e italiano nel tifo da stadio per Emmanuel Macron, il giovane fondatore del movimento En Marche! che domenica 7 giugno sfiderà Marine Le Pen nel ballottaggio delle elezioni presidenziali francesi. Tralasciamo in questa sede coloro che hanno speso il loro endorsement in favore della ‘front woman’ del Front National. Degni di citazione anche coloro che hanno voluto restare neutrali, come il presidente degli Usa Donald Trump, la Russia di Putin e, per quanto riguarda l’Italia, gli esponenti del M5S che affermano di avere “veramente poco in comune col programma di Macron e Le Pen”.

I pro Macron in Europa

L’elenco dei pro-Macron si apre, invece, con il gotha dei burocrati favorevoli a mantenere lo status quo nella Ue. Il primo a mettere la faccia in favore del suo ex ministro dell’Economia, è proprio l’ormai screditato inquilino dell’Eliseo François Hollande, se pur nelle vesti di ‘gufo’ che lancia un avvertimento: “Non hai ancora vinto”. Secondo della lista è il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker che si è subito congratulato con il giovane neofita della politica, cresciuto professionalmente nella banca Rothschild.

Dalla parte di Macron, naturalmente, l'Alto rappresentante per la Politica estera europea, nonché vice di Juncker, Federica Mogherini, la quale twitta direttamente in francese in favore di quella che viene definita “la speranza e il futuro della nostra generazione”.

Salti di gioia, si fa per dire, anche dalla cancelliera tedesca Angela Merkel che, ça va sans dire, punta ad una “Unione più forte”. Macroniano in chiave anti estrema destra si dimostra anche il premier greco, una volta di sinistra, Alexis Tsipras.

I macroniani d’Italia

La lista degli hooligans tricolori del quarantenne fondatore di En Marche!

Non poteva che essere aperta dall’ex, e tra pochi giorni neo, segretario del Pd Matteo Renzi. “Bravo Macron: la sfida inizia adesso. Una sfida che riguarda anche l'Italia. Avanti, insieme”, dichiara utilizzando la solita sfilza di slogan. Ma nel suo partito sono in tanti a non essere riusciti a tenere a freno la lingua. Andrea Romano straparla definendo le proposte politiche di Macron ispirate da quelle di Renzi.

Il sottosegretario agli Esteri, Sandro Gozi, rivela senza vergogna di essere stato uno dei primi ad essere stato avvertito da Emmanuel della sua intenzione di fondare un movimento. Marianna Madia, ministro della PA, usa la parola “cambiamento”, ma anche Piero Fassino si lancia in improbabili parallelismi tra Pd e En Marche!.

Restando in casa Dem, Enrico Letta, direttamente da Parigi, intima al nostro paese di imparare “dall’europeista senza paura” Macron. Mentre Gennaro Migliore, solo lui, vede l’analogia tra Matteo e Emmanuel nella “capacità di innovare”. E il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, quello che secondo i Media “corre in ticket” con Renzi per la segreteria, legge segnali fondamentali per i riformisti europei.

Anche nel governo non mancano gli estimatori di Macron, come lo stesso premier Paolo Gentiloni, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e quello dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. Nella lista dei macroniani non poteva mancare nemmeno il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. A fare il tifo per Macron ci si mettono pure, nel centrodestra, il forzista Renato Brunetta e il teo-con Maurizio Sacconi. Appoggio incondizionato a Macron anche da due grandi vecchi del giornalismo come Eugenio Scalfari e Giuliano Ferrara. Ma la lista dei saltanti sul carro macronista si allunga di ora in ora.