Dopo i risultati del referendum svoltosi in Turchia lo scorso 16 aprile, l’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e lo sviluppo in Europa), parla di elezioni che non rispettano gli standard internazionali e accusa che sono state manipolate più di 2,5 milioni di schede elettorali. All’OSCE risponde il presidente turco Erdogan dicendo “state al vostro posto” e affermando che la Turchia non terrà conto dei rilievi fatti, in quanto alla base di essi vi sono motivazioni politiche. Il primo ministro turco, Yildirim, afferma invece che le accuse di brogli sono un tentativo di oscurare il risultato referendario.
Intanto il CHP, principale partito di opposizione in Turchia, ha annunciato che presenterà ricorso alla Commissione elettorale suprema contro il risultato referendario del 16 aprile, arrivando se necessario fino alla Corte europea dei diritti dell’uomo. A questa notizia ha replicato il primo ministro Yildirim, secondo cui “tutti i partiti devono rispettare i risultati”.
La telefonata di Trump
A tutto ciò si aggiunge il fatto che il presidente USA Donald Trump, nella serata di lunedì 17 aprile, ha telefonato al presidente turco Erdogan per congratularsi con lui del risultato elettorale. Sean Spicer, poco prima, aveva promesso una relazione degli osservatori internazionali riguardo ai presunti brogli al referendum.
Relazione che sarebbe dovuta arrivare in una decina di giorni. Con l’occasione Trump ha ringraziato Erdogan per il sostegno che il suo paese sta dando nella lotta contro il dittatore siriano Assad, ed entrambi si sono detti d’accordo nel considerarlo responsabile dell’uso di armi chimiche.
Le reazioni all'estero
All’estero le reazioni al referendum turco, volto ad instaurare nel paese una forma di governo presidenziale, non si sono fatte attendere.
La Germania in un comunicato congiunto della cancelliera Merkel e del ministro degli esteri Gabriel ha affermato di aspettarsi da parte del governo turco un dialogo rispettoso con tutte le forze politiche e sociali del Paese. Inoltre il governo tedesco invita la Turchia a tenere conto delle valutazioni espresse dalla Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa, la quale ha espresso forti dubbi sulla riforma costituzionale voluta da Erdogan.
Posizioni molto più dure ha espresso l’Austria: il ministro degli esteri austriaco, Kurz, ha infatti dichiarato che la Turchia non potrà essere membro dell’Unione Europea e che sarebbe opportuno interrompere i negoziati per l’adesione.