Matteo Renzi rappresenterebbe “una sorta di sciagura” per il Pd e per l’intero centrosinistra. Inoltre, anche se il suo nome non viene accostato direttamente all’insulto, viene definito un “idiota” per aver cercato di togliere importanza alle prossime elezioni regionali in Sicilia, visto che il suo partito si avvia verso una sconfitta quasi certa. È questo il succo del pensiero di Massimo D’Alema sul segretario di quello che è stato il suo partito per decenni (Pci, Pds, Ds e ora Pd). I giudizi al curaro del Lìder Massimo arrivano da Barletta dove, domenica sera, uno dei fondatori di Mdp-Articolo ha partecipato ad un convegno organizzato da Sinistra Italiana.
La reazione di Renzi non ha tardato ad arrivare. Intervistato questa mattina da Radio Capital, l’ex premier decide di non rispondere all’offensiva dalemiana, condita da insulti pesanti, perché confida di essere in “fase zen”.
L’affondo di D’Alema
Era un Massimo D’Alema quasi su di giri quello che si è presentato domenica sera, 10 settembre, ad un dibattito organizzato a Barletta, in Puglia, da Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni. Nella regione governata da Michele Emiliano, lo ricordiamo, Mdp e SI, i partiti di D’Alema e Fratoianni, appoggiano la candidatura a governatore di Claudio Fava, vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia e figlio del più famoso Pippo Fava, il giornalista ammazzato dalla mafia il 5 gennaio 1984 a Catania.
Dunque, in quel di Barletta, sentendo quasi aria di casa (la sua villa è a Gallipoli) D’Alema si è tolto gli ennesimi sassolini dalla scarpa. Prima, parlando genericamente delle elezioni regionali siciliane in programma il 5 novembre, ha dato praticamente dell’idiota a Renzi. “Chi dice la frase ‘la Sicilia è un fatto locale’, è un idiota, perché la Sicilia è un grande fatto nazionale”, ha scandito l’ex comunista.
Il nome di Matteo non lo ha fatto, ma lo sanno tutti che proprio Renzi ha pronunciato quella frase solo pochi giorni or sono. Poi, sollecitato circa i veri motivi che hanno portato alla nascita di Mdp, D’Alema ammette che la scissione dal Pd non è stata compiuta con l’intento di far perdere Renzi perché, questo il suo pensiero, “bastava lasciarlo fare come ha fatto”.
Inoltre, ecco l’affondo, il segretario Dem non sarebbe altro che “una sorta di sciagura che dopo le europee ha perso tutte le elezioni possibili da solo e non per colpa nostra”.
La risposta ‘zen’ di Renzi
Di fronte alla virulenza politica di queste accuse, Matteo Renzi, ospite questa mattina delle frequenze di Radio Capital, decide di non sfoderare la spada, ma di mettere, almeno all’apparenza, fiori nei cannoni. Il politico di Rignano dichiara di non voler rispondere alle offese dalemiane e di non voler utilizzare il suo stesso linguaggio. Renzi, a suo dire, si troverebbe in una “fase zen”, con nessuna volontà di litigare. “Il fatto che qualcuno faccia politica con gli insulti qualifica quel qualcuno”, questo il suo unico, corrosivo, commento alle bordate sparate dall’ormai storico avversario.