Gli avvenimenti accaduti ieri, domenica 1° ottobre, durante il Referendum che avrebbe dovuto sancire la secessione catalana dal regno di Spagna e considerato illegale dal governo centrale madrileno, ha scosso le coscienze dell’ intera Europa.
Parte delle motivazioni indipendentiste si sono basate su determinati principi analizzati e smontati dal El Pais, il media più contrario alle brame indipendentiste catalane ed anche il più diffuso quotidiano non sportivo del regno.
I 10 falsi miti secondo El Pais
Secondo il quotidiano spagnolo, sono 10 le verità, false o distorte, portate avanti dal governo locale catalano, che vanno dall’ ambito storico a quello economico politico:
- La guerra del 1714, non fu una guerra di secessione della catalogna dalla Spagna come sostenuto dagli indipendentisti. Infatti, alla morte senza eredi di Carlo II, si scatenò una guerra tra opposte fazioni regnanti semplicemente per ottenere il potere.
- La costituzione postfranchista del 1978 non è ostile ai catalani; secondo El Pais è una costituzione tipica di uno stato decentralizzato, e quando venne varata, ad appoggiarla ci furono 2,7 milioni di catalani, pari al 91%. Fu la comunità autonoma maggiormente favorevole insieme all’ Andalucia.
- El Pais non ritiene fallimentare l’Autonomia delle comunità spagnole come annunciato dagli indipendentisti, ma anzi lo ritiene un fenomeno in costante evoluzione, un nuovo statuto autonomista fu approvato nel 2006, certamente migliorabile, ma non di certo da cassare in toto.
- Autoritarismo spagnolo. Più volte gli indipendentisti catalani hanno battuto su questo punto. I fatti accaduti ieri di certo non fanno onore allo stato di Re Felipe ma, come sottolineato dal quotidiano madrileno, il governo catalano non ha mai fatto ricorso agli organismi internazionali di cui la Spagna fa parte per denunciare violazioni dei diritti umani, con tutto che la Spagna ha un punteggio di 95/100 al pari della Germania per il rispetto dei diritti civili e politici secondo la Freedom House.
- Spagna ruba Soldi. Un discorso spesso sentito anche in Italia nei discorsi riguardanti le regioni a statuto speciale. Nel 2012, gli indipendentisti annunciarono che la Catalogna contribuiva con 16,4 miliardi di euro al bilancio spagnolo, oltre 8% del PIL catalano, una cifra ritenuta esagerata. Anche il Pais la ritiene esagerata ma in senso opposto, come venne dimostrato soprattutto in periodo di crisi. Vero è che la Catalogna è la seconda comunità per apporto dopo Madrid, ma nel 2014, questo apporto si aggirava attorno al 5%. Inoltre, non è facile poter stabilire quanto lo stato centrale restituisca indirettamente alle singole comunità autonome.
- El Pais si scaglia ferocemente contro il mito che vuole la Catalogna più ricca senza la Spagna. Anche perché un affermazione buttata così, non terrebbe conto di numerose variabili. Secondo uno studio del ministero dell’ Economia citato dal quotidiano, il PIL Catalano potrebbe perdere il 30% senza la Spagna, mentre uno studio del ministero degli Esteri iberico si ferma al 19%.
- Diritto all’autodeterminazione. Gli indipendentisti si appendono alle leggi internazionali per l’autodeterminazione dei popoli. Non tengono però in considerazione che il diritto alla secessione è riconosciuto in casi specifici, dove a farla da padrone è l’oppressione di un popolo. Ovviamente la costituzione della Spagna non prevede alcuna secessione, e per cambiarla occorrerebbe una maggioranza ampia del parlamento.
- La Catalogna non uscirà dall’ Europa. È una frase alquanto azzardata. Più volte canali ufficiali hanno ribadito che un eventuale secessione di un paese membro, non porta automaticamente il nuovo stato all’interno dell’ UE. Bisognerebbe farne formale di richiesta. Ma prima di questo occorrerebbe avere un ampio riconoscimento internazionale e ottenere l’ingresso nell’ ONU del cui consiglio di sicurezza fa parte la Francia che non sembra incline ad avallare separatismi di altri stati europei.
- Legalità del Referendum. Sarebbe tutto in regola secondo la Generalitat ma non è così e a dirlo non è solo El Pais. A indire i referendum deve essere il parlamento, anche i tribunali si sono schierati contro il governo autonomista.
- Votare è sempre democratico. In realtà non è così votare è democratico se per farlo si rispettano le leggi di uno stato di diritto; senza dimenticare che spesso i referendum sono stati specchietti per le allodole in alcuni dei più cruenti regimi mondiali.
Lo spettro della 155
Il risultato, ininfluente per lo stato spagnolo, ha visto il SI prevalere al 95% anche se meno del 50% dei catalani si è recato, per scelta o meno, alle urne.
Secondo il premier Mariano Rahoj non c’è astato alcun referendum; mentre Carles Puigdemont parla già da presidente. In tutto questo però cresce lo spettro dell’ articolo 155 che potrebbe esautorare la Generalitat di ogni potere così come il suo presidente, facendo diventare la Catalogna una regione ribelle in stato d’assedio. Per far questo il premier spagnolo avrebbe bisogno del via libera del senato, dove attualmente ha la maggioranza assoluta.