Ultima tappa oggi in Senato prima che il 26 ottobre il Rosatellum bis diventi (salvo imprevisti) la nuova legge elettorale degli italiani.

Obiettivo del Partito Democratico è approvare la legge prima delle elezioni in Sicilia del 5 novembre (che nel caso di esito negativo creerebbero degli squilibri all’interno della maggioranza), dell’apertura della sessione di Bilancio e, soprattutto, prima della fine della legislatura. Per farlo il ricorso all’arma della fiducia sembra indispensabile.

La questione di fiducia

I voti di fiducia in Senato, probabilmente, non saranno più solo 3, come avvenuto per la Camera, ma 5.

Uno per ogni articolo che compone il testo di legge. A votare saranno i soli partiti di maggioranza a favore del Rosatellum. Lega e Forza Italia, invece, usciranno dall’aula per poi rientrare e dare il loro sostegno sul voto finale. Nel frattempo, fuori da Palazzo Madama, la situazione si fa incandescente, con i 5S pronti a scendere in piazza mercoledì 25.

La mancata governabilità

Alle numerose richieste del Presidente della Repubblica di omogeneizzare le leggi elettorali di Camera e Senato (Italicum corretto e Consultellum), il Pd ha risposto con un mix di proporzionale e maggioritario senza premio di maggioranza e con una soglia di sbarramento al 3% che però, stando ai dati di Inditex e del Cise (Centro Italiano Studi Elettorali), ancora una volta, non sarà in grado di fornire al paese una maggioranza stabile e quindi quei 316 seggi necessari alla Camera per fare il governo, neanche con l’ipotesi di un governo di larghe intese.

Secondo le simulazioni dell’Istituto Cattaneo, dal punto di vista delle coalizioni, il centrodestra unito (Lega-Fi-Fdi) arriverebbe a poco più di 200 seggi, mentre, nell'ipotesi (difficile) in cui il Pd si allei sia con la Sinistra che con i centristi di Alfano, la coalizione raggiungerebbe i 239 seggi. Anche un’eventuale alleanza tra Renzi e Berlusconi, il cosiddetto “inciucione”, arriverebbe solo a 291 eletti a Montecitorio.

In ogni caso, si è sempre ben lontano dalla maggioranza.

Le voci delle opposizioni

Tra i più penalizzati c’è sicuramente il M5s che pur essendo, secondo le analisi di Inditex, il primo partito in Italia (con il 26,9% dei consensi), rifiuta l’ipotesi di coalizzarsi con altri partiti e considera il Rosatellum una legge anti-5stelle.

Da qui i ripetuti appelli al Presidente della Repubblica Mattarella di non firmare l’ennesima legge elettorale incostituzionale. Critico anche Articolo 1-Mdp, specie sulla scelta dei collegi uninominali da parte del Viminale (individuati in soli 30 giorni dall’approvazione della legge), che rischierebbe di orientare il risultato elettorale.

I rischi di uno stallo

In sostanza, lo scenario che si prefigura sembra essere quello di uno stallo politico. Con tutto ciò che comporterebbe a livello internazionale e alle dinamiche di mercato che potrebbero reagire negativamente all’apertura di una nuova stagione di incertezza. E probabilmente questo è uno dei motivi che spinge Gentiloni a fare di tutto perché si arrivi al più presto a una decisione definitiva.

Secondo i detrattori del Rosatellum, invece, il pericolo è che così facendo si approvi una legge in modo frettoloso e a colpi di fiducie, aspetto fortemente criticato, tra gli altri, anche da Giorgio Napolitano.