Il Presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, in merito agli accadimenti spagnoli, ma anche in generale riguardo al presunto vento autonomista che spira in Europa, ha rilasciato un' intervista al Messaggero, nella quale ragiona anche sui due referendum di Lombardia e Veneto.

Dai vertici di Bruxelles si tiene a precisare che, quella della Catalogna, non è una richiesta di maggiore autonomia ma una volontà di intraprendere una strada verso l'indipendenza, percorso che la Costituzione iberica non prevede, rimarcando quindi l'illegalità della via referendaria verso la separazione da Madrid.

A questo punto, visto i precedenti in tutta Europa, Tajani sostiene che debba essere oggetto di attenzione questa tendenza a preferire la piccola realtà politica indipendente agli Stati propriamente detti, sottolineando come pericolosa questa strada. Conferma quindi che nessuno, tra i soggetti istituzionali europei, potrà mai dare riconoscimento politico alla Catalogna.

Un occhio poi alle vicende di casa nostra, le consultazioni referendarie indette da Lombardia e Veneto. Antonio Tajani le definisce legittime, a differenza di quelle catalane, nate non per sancire un'indipendenza dallo Stato centrale ma per chiedere a quest'ultimo maggiore autonomia di spesa.

Chiude l'intervista, il Presidente del Parlamento di Bruxelles, ricordando a tutti i valori e le speranze che hanno accompagnato coloro i quali si sono prodigati negli anni affinché gli Stati e le loro realtà potessero convergere in un'Europa delle diversità e delle autonomie, come proprio quella della Spagna.

Tante patrie che sublimano nella più grande patria europea, ha sottolineato Tajani, soprattutto coscienti del fatto che non sia più tempo di costruire muri, che comunque hanno sempre portato sfortuna. L'europa unita ha garantito, con i trattati internazionali, la libera circolazione dei cittadini comunitari e delle merci, avvicinando sempre più regioni distanti, non solo per cultura e tradizione, ma anche per burocratici impedimenti amministrativo-doganali.

L'esortazione è quella di non dimenticare il percorso intrapreso con sacrificio ed abnegazione da parte di donne e uomini che ci hanno creduto e continuano a farlo, nonostante la sempre maggiore pressione alle frontiere, e la conseguente fobia nei confronti dell'altro. Una sfida che va raccolta, senza se e senza ma.