Altro che segnali incoraggianti di una clamorosa pace: la rottura tra Partito Democratico e il nuovo Fronte di Sinistra può dirsi definitiva. Ad annunciarlo sono stati i portavoce di MDP e Sinistra Italiana che hanno chiuso la porta in faccia al partito di Renzi. L’ambasciatore inviato dal Nazareno, Piero Fassino, non è riuscito nella missione (forse impossibile) affidatagli: ricompattare il Centrosinistra in vista delle politiche del 2018. “Il tempo è scaduto e non ci sono i margini per un’intesa” hanno affermato ai microfoni dei cronisti presenti i due capigruppo Cecilia Guerra (Mdp) e Giulio Marcon (SI).
Nel momento in cui la delegazione del Pd (oltre all’ex sindaco di Torino, erano presenti anche il ministro Martina e il giuslavorista Damiano ndr) ha confermato il suo no alla modifica di alcuni capitoli controversi del governo dei mille giorni (in primis la reintroduzione dell’Articolo18), la controparte ha ribaltato il tavolo delle trattative. Nel frattempo proprio le forze di Sinistra capitanate da Mdp e SI hanno incoronato il loro nuovo leader che, presumibilmente, affronterà Renzi nelle vesti di candidato premier: Pietro Grasso. Il presidente del Senato, da par sua, non ha sciolto le riserve anche se potrebbe accettare le avance dell’area progressista per completare un percorso iniziato nel 2014 con “Italia Bene Comune”. Un’ipotesi che stuzzica Roberto Speranza. “Grasso è un punto di riferimento fondamentale - ha affermato il coordinatore Mdp al Corriere Live - ma non voglio tirarlo per la giacchetta”.