Le Nazioni Unite hanno incrementano ulteriormente le sanzioni nei confronti della Corea del Nord tagliandola fuori, letteralmente, da ogni tipo di commercio. L'approvvigionamento di petrolio, quindi, oltre che ad essere vietato, è davvero impossibile per il Paese ma, nonostante i vari divieti dell'Onu, c'è chi, evidentemente, continua a venderglielo. Ma chi?

Chi?

Seul ha diffuso, nei giorni scorsi, varie immagini satellitari nelle quali si intravedeva una petroliera appropinquarsi, in mare aperto, nei pressi di una nave nordcoreana per trasferire del petrolio.

Secondo quanto dichiarato dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, la petroliera in questione apparterrebbe alla Cina, la quale, ancora una volta, si rileverebbe inaffidabile e doppiogiochista nel ruolo di mediatrice con la Corea del Nord. Pechino, dal canto suo, avrebbe prontamente smentito ogni accusa rivoltale dagli USA.

Secondo quanto riportato, invece, dall'agenzia Reuters che, a sua volta, ha citato fonti di Intelligente, la petroliera in questione avrebbe origini russe: non sarebbe, infatti, una novità, dato che i servizi segreti statunitensi hanno più volte riferito di aver intercettato dei traffici e dei veri e propri contrabbandi tra Russia e Pyongyang. Sempre secondo l'agenzia Reuters, le navi russe avrebbero venduto illegalmente del carburante alla Corea del Nord almeno in tre occasioni nel corso dell'anno e, sebbene i documenti dei servizi segreti citati siano rimasti, in realtà, segretati, le immagini riprese dal satellite sono riuscite, in qualche modo, a far abbastanza luce sull'accaduto.

Basti pensare che, nei mesi scorsi, circa otto navi nordcoreane sono salpate dalla Russia con il massimo carico di petrolio: dovevano, ufficialmente, fare tappa in diversi porti russi ma in realtà, si è scoperto poi, che a destinazione non sono mai giunte facendo, invece, rotta, verso Pyongyang, la madrepatria. Altro elemento curioso è il fatto che, tutte le navi russe accusate di contrabbando, hanno l'abitudine di spegnere il transponder, in mare aperto, per far perdere ogni traccia e segnale.

La nave russa Vityaz, per esempio, una volta lasciato il porto di Slavyanka con a bordo circa 1.600 tonnellate di petrolio, una volta giunta in mare aperto avrebbe spento il trasponder per poi incontrarsi, magicamente, con la nave cisterna nordcoreana Sam Ma 2, rifornendola circa della metà del carico di petrolio.