Ottantuno anni, ma a quanto pare ha deciso di mettere indietro di oltre un ventennio l'orologio del tempo. Silvio Berlusconi è pimpante e battagliero ed è come se non fossero trascorsi gli anni di governo, le vittorie e le sconfitte politiche, gli scandali ed i problemi giudiziari. Ha pure trovato un nuovo nemico da combattere: oggi non sono più i comunisti che, ad onor del vero, in Italia sono stati probabilmente sepolti insieme all'ultimo grande leader della sinistra, Enrico Berlinguer. Ordunque, dopo averli resuscitati nel corso delle sue innumerevoli campagne elettorali, il cavaliere ha cambiato registro.
Oggi il male assoluto è il Movimento 5 Stelle che in realtà, a livello di parabola storica, ha qualcosa in comune con Forza Italia. Si tratta, a tutti gli effetti, di un gruppo politico nato praticamente dal nulla, ma capace di rappresentare in termini di voti e consensi il malcontento popolare.
Berlusconi-M5S: un punto in comune
Berlusconi sa per esperienza personale quanto una base popolare profondamente delusa possa fare da volano elettorale per una forza politica che si materializza dalle macerie di chi l'ha preceduta. Forza Italia raccolse il testimone di forze parlamentari distrutte da Tangentopoli: nel 1994 la maggioranza degli italiani lo considerava un imprenditore di successo che aveva portato alle stelle tutto ciò che lo aveva visto al comando, dalle sue emittenti televisive al gruppo Standa, al Milan.
Quale miglior guida, pertanto, per l'azienda Italia che stava andando allo sfascio a causa di una classe politica corrotta? Il M5S, invece, è figlio di un dissesto economico globale che, ovviamente, non ha risparmiato il Belpaese. Beppe Grillo lo ha plasmato con la stessa esuberanza e con il medesimo linguaggio diretto che lo aveva portato ad essere escluso dai canali di Stato.
Se per molti il comico genovese era stato 'cacciato' da mamma Rai perché diceva la verità, grazie al Movimento quella verità sarebbe stata portata nelle piazze, in mezzo alla gente. Berlusconi venne sospinto dai processi che condannarono i padroni della politica italiana, dalla DC al PSI; i grillini non hanno bisogno di aule giudiziarie perché grazie ai social network, molte persone celebrano tutti i giorni i loro processi ed i sostenitori del Movimento hanno pure emesso le relative sentenze: tutti condannati e gettati in un calderone di cui farebbero parte i governanti degli ultimi anni (Renzi ed il PD), i governanti che li hanno preceduti (Berlusconi), l'Unione Europea, le istituzioni bancarie e la stampa.
Per gli indignados italiani è una 'grande associazione a delinquere' contro la quale un governo a 5 stelle è l'unica speranza di ridare voce al popolo.
'M5S, pericolo per l'Italia'
Pertanto, considerato che mancano ancora parecchi mesi alle prossime Elezioni politiche e dando uno sguardo ad un centrosinistra la cui leadership renziana è certa, ma nemmeno tanto, vittima di divisioni, correnti, frazionamenti ed anche di quell'innato talento per l'autolesionismo che caratterizza da sempre lo schieramento progressista in epoca di Seconda Repubblica, oggi Berlusconi vede nel M5S l'avversario da battere. Nei videomessaggi inviati a due iniziative di Forza Italia in quel di Grosseto e Benevento, il cavaliere non ha dubbi e va all'assalto frontale.
"La nostra sfida oggi è diversa dal passato - dice Berlusconi - ed il nostro avversario non è più la sinistra che si è messa fuori gioco da sola. Il pericolo è più grave: il ribellismo, giustizialismo e pauperismo dei grillini le cui 'ricette' finirebbero per devastare la nostra economia". Per il leader forzista, le vittime dei programmi politici pentastellati sarebbero in particolari gli italiani del cosidetto 'ceto medio'. "Sarebbero colpiti da una tassazione insostenibile, dalla patrimoniale alle imposte sulla nuova casa e di successione fino al 45 per cento". Berlusconi rincara la dose quando afferma che "tra i grillini c'è gente che non ha mai lavorato e non ha mai amministrato nemmeno un condominio.
La maggior parte, prima di entrare in parlamento, non aveva fatto neppure una dichiarazione dei redditi".
'Noi unica alternativa'
Quindi, per il cavaliere, l'unica alternativa al M5S e ad "una sinistra che ha fallito ed i cui governi non sono mai stati votati dagli italiani", è la sua ricetta. "Il nostro movimento politico sa aprirsi a società, imprese e professioni. Siamo dalla parte di chi lavora, fa cultura, ricerca scientifica e volontariato. Facciano politica coloro che vengono dal mondo del lavoro, con le loro idee e le loro concretezze. La nostra è una rivoluzione liberale, positiva, concreta, moderata nei toni, ma radicale nei contenuti". In realtà nulla di nuovo rispetto alle vecchie campagne elettorali di Silvio Berlusconi, cambia solo il 'nemico', ma le proposte sono quelle di "un taglio generale delle tasse, una flat tax ad un'aliquota conveniente per tutti i cittadini, l'abolizione dela tassa sulla prima casa, sulla prima auto, sulle donazioni e le successioni".
Le incognite del cavaliere
Al di là di un entusiasmo che sembra quello dei tempi migliori e della capacità di spostare gli equilibri politici che, probabilmente, è ancora nelle sue corde, nell'immediato futuro di Berlusconi ci sono due serie incognite. La prima è rappresentata dalla sentenza della Corte Europea di Strasburgo in merito alla sua candidabilità. I tempi in tal senso sono biblici e potrebbe essere emessa anche dopo le elezioni. Lui sta giocando d'anticipo e recita un ruolo che conosce a menadito, quello della 'vittima' dei complotti giudiziari, ma si dice ottimista in merito alla decisione di Strasburgo. Non siamo convinti che arrivi il beneplacet perché la questione è abbastanza controversa, ma se il pronunciamento della Corte fosse per lui negativo, sarebbe il canto del cigno politico.
In seconda, ma non meno importante battuta, c'è la questione di un centrodestra in cui Forza Italia non è più il gancio da traino, un ruolo che oggi condivide con la Lega di Matteo Salvini che sta riuscendo nella missione di trasformare l'ex partito secessionista in una forza politica di ultradestra e che oggi rivendica la leadership della coalizione. Il poco feeling tra i due leader di spicco del centrodestra che non potrebbero essere più distanti su parecchie tematiche delicate, è in realtà il vero tallone d'Achille del centrodestra italiano. A conti fatti, Berlusconi ha più lati in comune con Matteo Renzi il cui PD oggi è simile ad un Titanic che rischia di affondare senza allontanarsi dal porto.
C'è stato un tempo recente in cui molti politologi si erano dichiarati possibilisti circa una 'larghissima intesa' tra i due, vedendola come unico deterrente nei confronti del M5S. Entrambi i diretti interessati hanno negato con sdegno questa eventualità, rispondendo con un inequivocabile 'mai', ma i concetti assoluti non appartengono alla politica, soprattutto a quella contemporanea. In fin dei conti tanto Berlusconi quanto Renzi hanno già individuato il loro comune nemico.