Silvio Berlusconi e la Politica italiana formano uno dei più significativi e resistenti legami dell’ultimo ventennio: fra pochi acuti, perlopiù riservati ai trionfali annunci in sede di campagna elettorale, e molti bassi al governo e nelle aule di Tribunale del Belpaese, l’ottantunenne imprenditore milanese è riuscito sempre con successo a sopravvivere agli attacchi dei suoi oppositori politici ed intellettuali.

La sua è una figura tanto controversa quanto centrale anche fra chi, formalmente, alla sua permanenza in politica si opponeva: non a caso la frammentata sinistra italiana a partire dalla “discesa in campo” nel ‘94, ha sostanzialmente fondato sull’antiberlusconismo pubblicamente dichiarato la sua unica ragione d’unità, come ben illustrato nel saggio di Gianni Barbacetto ‘Mani Sporche’ nel quale si evidenzia la falsità sostanziale dell’antiberlusconismo.

Va però notato come Berlusconi sia uno dei personaggi politici più abili e studiati da un punto di vista psicologico: le performance del Cavaliere quando scende in campo sulla scena politica sono sempre ineluttabilmente attraenti per il pubblico elettorale tutto, che assiste meravigliato alle promesse elaborate da questo ‘ometto’ il quale, con istinto paradossalmente materno, innesca positivi stimoli emozionali di speranza per un futuro radioso sotto la sua guida. Progetto, quest’ultimo, storicamente fallimentare per ben tre tentativi di governo, con evidenti strascichi al sistema Magistratura, all’economia italiana ed al nostro sistema scolastico.

Quale può essere, dunque, il segreto di Silvio berlusconi, uomo dallo scandalo facile e dai comportamenti spesso sospetti se non direttamente rientrati fra i fascicoli della Giustizia?

La psicologia del Cavaliere

Un aiuto a tal proposito ce lo conferisce la Psicologia e la teoria del jamais-vu, la quale spiega il meccanismo psicologico contrario al popolarissimo fenomeno del déjà-vu: le persone, soprattutto nel momento in cui vengono lasciate da sole o in preda ad intensi stati emozionali (come la rabbia o la depressione), possono essere soggette a momentanee distorsioni della propria percezione in riferimento ad ambienti o figure sulla carta familiari ma sulle quali si innesca un meccanismo di rimozione delle credenze e delle esperienze accumulate con il passare del tempo.

In pratica, nella memoria dell’individuo scompaiono per un certo periodo di tempo quelle reti associative solitamente frequentate dal nostro cervello per pensare ciò che intorno a noi è familiare, creando una sorta di amnesia temporanea che può portare il soggetto a formulare nuovi giudizi anche completamente opposti rispetto a quanto prima saputo sull’ambiente o sulla figura familiare frequentata.

È dunque possibile che il leader di Forza Italia conosca e sfrutti da tempo questo meccanismo psicologico? È così che ottiene il perdono del suo vecchio elettorato nonostante le promesse non mantenute in sede di governo e i propri passati discutibili comportamenti, inducendo le folle a dimenticare i suoi trascorsi per concentrarsi sul sopracitato “radioso futuro” dell’Italia con a capo del governo l’oggettivamente impresentabile dott. Berlusconi?