A poche settimane dalle elezioni siamo ormai nel vivo della campagna elettorale ed iniziano a spuntare come funghi i primi messaggi agli elettori e spot sponsorizzati dai vari partiti politici e, tra i tanti, Forza Italia è forse il partito che più di tutti punta su questa particolare strategia. Si tratta di una tradizione ormai consolidata nel centrodestra che negli anni è passata dalla televisione al web.

Uno degli ultimi spot pubblicitari di FI è stato pubblicato il 20 febbraio 2018 e si presenta come un classico invito al voto da parte del leader del partito Silvio Berlusconi, non candidato premier, in cui il cavaliere propone una delle sue idee e prova a spiegare in pochi secondi la sua strategia per risolvere uno dei tanti problemi del paese.

La proposta di FI per ridurre la disoccupazione giovanile

In questo spot in particolare, intitolato “Aiutare i giovani a trovare lavoro”, propone una ricetta molto semplice per le aziende che assumeranno giovani disoccupati con un contratto stabile, intendendo per contratto stabile un contratto di praticantato di circa 3 anni, seguito da un contratto di primo impiego di altri 3 anni, per un totale di circa 6 anni: queste aziende non pagheranno tasse e non dovranno versare alcun tipo di contributo.

Il giovane lavoratore si troverà quindi in una situazione lavorativa molto simile al lavoro in nero, con la differenza che il suo lavoro sarà “dichiarato”.

Parallelamente a questo provvedimento che FI intende mettere in atto nell’immediato, in caso di vittoria alle elezioni, sono particolarmente significative le posizioni dell’intero centro destra in merito alla legge “Fornero”.

Una norma che la coalizione intende modificare al fine di facilitare il pensionamento dei lavoratori più anziani e che letta di fianco alla proposta per favorire l’inserimento dei giovani in azienda, si traduce in un apparentemente efficace sistema per il ricambio generazionale nel mercato del lavoro.

Risolvere o rimandare il problema ?

Tuttavia questi provvedimenti, se attuati insieme, potrebbero creare qualche problema alla spesa pubblica e se nell’immediato possono dare l’impressione di risolvere il problema della disoccupazione giovanile e dell’accesso alla pensione, nel medio e lungo periodo, ci si accorgerà che il problema della disoccupazione giovanile e dell’accesso alla pensione è stato semplicemente rimandato e che questi prima o poi tornerà in una forma molto più estesa ed aggressiva poiché aumentare il numero di pensionati deve coincidere necessariamente con un incremento dei lavoratori che versano i contributi pensionistici.

Se le due cose non avvengono parallelamente, e quindi si promuove il lavoro senza contributi, i fondi per le pensioni sono destinati a diminuire nel tempo e ciò si traduce inevitabilmente in un aumento dell’età pensionabile ed una riduzione della stessa pensione, poiché un lavoratore finalmente in età pensionabile avrà versato meno anni di contributi rispetto agli anni in cui ha effettivamente lavorato.