Anche se assai poco hanno in comune nei rispettivi programmi verso le Elezioni politiche del 4 marzo, c'è una cosa su cui Movimento 5 Stelle e Forza Italia sembrano proprio essere d'accordo: stiamo parlando di una possibile modifica a un articolo della Costituzione Italiana.

Questo è quanto emerge dalle due distinte e contemporanee interviste che Alessandro Di Battista e Silvio Berlusconi hanno rilasciato in TV nella serata di questo martedì 13 febbraio. In particolare il deputato uscente pentastellato era ospite di Giovanni Floris a DiMartedì su La7, mentre il Cavaliere era nello studio di Bianca Berlinguer a Cartabianca su Raitre.

E ironia della sorte, attorno alle ore 22, entrambi hanno fatto la stessa proposta concreta di modifica della Costituzione.

Stiamo parlando dell'abolizione della libertà di mandato per i parlamentari: sia Di Battista che Berlusconi, hanno infatti esplicitato senza mezzi termini l'idea, una volta al Governo, di mettere mano a questo (peraltro storico) diritto di autonomia del singolo eletto rispetto al partito di appartenenza. Entrambi gli esponenti politici hanno infatti affermato sostanzialmente che non è affatto giusto che un parlamentare possa cambiare schieramento e, qualora lo facesse, esso dovrebbe dimettersi dalla carica.

Ricordiamo che è l'Articolo 67 della Costituzione italiana a recitare testualmente: "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato".

E' quindi questo il punto che, secondo M5S e Forza Italia va drasticamente riformato. Ricordiamo che entrambi i partiti erano per il No al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 che bocciò la Riforma promossa dal Governo Renzi, anche se negli ultimi mesi sono stati fra loro in conflitto permanente praticamente su qualsiasi tema.

Ecco perché l'identica proposta di riforma costituzionale, seppur "chirurgica", è a suo modo una sorpresa.

Cosa è il vincolo di mandato imperativo

I parlamentari italiani attualmente esercitano la rappresentanza dell'intera Nazione e non dei singoli cittadini, e ancor meno dei partiti che li hanno eletti. L'assenza di vincolo di mandato quindi rende del tutto legittimo per i parlamentari il passaggio a un gruppo parlamentare diverso da quello originario.

Come ci ricorda Wikipedia questa prerogativa non è certo solo un'esclusiva della Costituzione italiana, ma è comune alla quasi totalità delle democrazie rappresentative. Essa deriva dal principio del libero mandato (ovvero del divieto di mandato imperativo), formulato da Burke già prima della Rivoluzione Francese. Il mandato imperativo era invece parte integrante, ad esempio, delle Costituzioni degli stati socialisti dei paesi dell'Est Europa durante la Guerra Fredda, le quali assoggettano a vincolo il mandato rappresentativo dei membri delle assemblee ai diversi livelli territoriali, fino al parlamento nazionale, rendendone possibile la revoca da parte del partito.

Il vincolo di mandato attualmente vige soltanto in Portogallo, a Panama, in Bangladesh e in India, mentre in Nicaragua è in vigore ma in modo più attenuato.

Insomma, chissà cosa succederà prossimamente ai parlamentari italiani su questo versante, specie dal momento che il primo e il terzo partito italiano (almeno secondo i recenti sondaggi) sembrano avere la stessa idea in comune. Ricordiamo che per cambiare la Costituzione, anche in un solo punto, occorre una maggioranza qualificata di 2/3 della Camera e del Senato, in due distinte votazioni per ciascun ramo del Parlamento. Questa modifica, che sarebbe appunto quasi "rivoluzionaria", diventerà mai realtà in Italia? Nei prossimi mesi lo scopriremo...