Lo scandalo che ha investito il M5S è stato definito rimborsopoli, anche se si tratta solo di una mancata restituzione volontaria di denaro da parte di alcuni suoi esponenti. Nessuna corruzione, nessun reato, ma un gigantesco tradimento degli ideali grillini e della fiducia dei militanti. Fatto sta che adesso i vertici del Movimento stanno cercando affannosamente di capire da dove siano uscite le notizie che hanno permesso la realizzazione dello scoop de Le Iene. Secondo una ricostruzione fornita questa mattina dal Corriere della Sera, al momento le ipotesi più gettonate sono 3: una talpa interna che ha voluto vendicarsi magari perché espulso, Silvio Berlusconi e le sue tv, i servizi segreti.
Comunque sia, secondo Le Iene, i parlamentari coinvolti sarebbero 14 e non 8, come riferito da Luigi Di Maio, mentre sarebbero stati scoperti altri 2 massoni nelle liste M5S.
Ipotesi 1: la gola profonda
Secondo il Corriere della Sera il cosiddetto scandalo rimborsopoli M5S rappresenterebbe un “bivio” per il Movimento. Il dubbio è, infatti, se a far esplodere la bomba sui mancati rimborsi attraverso un’inchiesta de Le Iene sia stata quella che viene definita una “gola profonda” o una “talpa interna”, oppure sia intervenuta una “manina” dall’esterno, rappresentata da Silvio Berlusconi e dal suo impero mediatico, o direttamente dai servizi segreti. A far propendere per la prima ipotesi, quella del traditore interno, sarebbe il fatto che il testimone agganciato dal programma tv Mediaset, pur decidendo di restare anonimo, si sia presentato come un ex del M5S che si sarebbe “sentito tradito”.
Ipotesi 2: Silvio Berlusconi
A spingere verso una diversa soluzione al caso Rimborsopoli è il senatore uscente, ma quasi sicuramente rieletto, Vito Petrocelli. Il parlamentare pentastellato non ha dubbi: “C’è la mano del Caimano”. Secondo Petrocelli, infatti, quello utilizzato contro il M5S sarebbe il classico modus operandi della “banda di Berlusconi” il quale, spiega il senatore, avrebbe “mosso le sue televisioni e i suoi giornali” allo sopo di “rosicchiarci voti”, soprattutto nelle regioni del Sud dove i collegi sono in bilico tra pentastellati e centrodestra.
Ipotesi 3: i servizi segreti
Ancora più complottista di Petrocelli si dimostra il suo collega a Palazzo Madama Mario Giarrusso. Il parlamentare M5S si dice addirittura preoccupato per la tenuta democratica del paese. Secondo lui, infatti, a muovere i fili della cosiddetta rimborsopoli M5S non ci sarebbe una “manina”, ma addirittura la “manona dei servizi”.
Giarrusso afferma che un attivista qualunque non avrebbe potuto avere libero accesso ai dati sensibili sui rimborsi e, visto che sono 5 anni che il movimento “pesta i piedi a gente pericolosa”, potrebbero essere stati i servizi segreti, controllati dal ministro dell’Interno Marco Minniti e, quindi, dal Pd. Accuse gravissime che si concludono con la richiesta di Giarrusso al Copasir di chiedere spiegazioni a Minniti sulla vicenda. La chiusura di Giarrusso sta tutta in questa fosca previsione: “Quelli non mollano il potere così facilmente”.