Il tavolo congiunto del centrodestra ha sancito due cose. La prima: l'unità degli alleati, dopo giorni di fibrillazioni che davano Salvini e Di Maio già accasati per un Governo. La seconda: un'indiscutibile e ritrovata centralità di Silvio Berlusconi in questa delicata e concitata fase che precede l'inizio dei lavori parlamentari, fissati per domani. La decisione: il centrodestra rivendica per sé la Presidenza del Senato, mentre la Camera al M5S, come richiesto dal capo politico grillino. Una proposta che non potrà che trovare accoglimento, dati i pronunciamenti ripetuti degli esponenti grillini negli ultimi cinque giorni circa la guida di Montecitorio.

Ed è ai grillini che adesso passa la palla, all'indomani della proposta del centrodestra che non si limita solo alle presidenze, ma anche alle vicepresidenze e ai questori, vale a dire i relativi uffici di vertice parlamentari. Il centrodestra non vuole porgere il fianco a polemiche e frizioni di nessun tipo, ed intende coinvolgere tutti nelle decisioni. Parola d'ordine responsabilità. E a tutti i partiti che non otterranno alcuna presidenza, almeno una vicepresidenza e un questore.

La quadra su Romani

Per il Senato il centrodestra avrebbe stretto su Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama e nominativo uscito fuori da una trattativa tra Berlusconi e Salvini, con quest'ultimo che ha ottenuto dagli alleati il via libera per la candidatura alla presidenza della Regione Friuli Venezia Giulia del suo fedelissimo Massimiliano Fedriga, dato già in vantaggio.

Ed alla fine il Movimento 5 Stelle non potrà permettersi passi falsi, perché se al tavolo richiesto con tutti i gruppi parlamentari proprio da Berlusconi (cui si è già sottratto il Pd) il M5S dovesse obiettare su Romani, potrebbe saltare ogni accordo anche per la Camera, dove il M5S è sì il primo gruppo, ma non ha la maggioranza per eleggersi da solo il suo presidente.

L'ipotesi sgambetto al Senato

Sul Senato la partita si complica. Alla quarta votazione, differentemente dalla Camera, vi è un ballottaggio tra i maggiori candidati dei maggiori raggruppamenti. Il centrodestra proporrebbe Paolo Romani, che potrebbe essere eletto anche autonomamente; i cinquestelle potrebbero proporre un loro nome se dovesse saltare la trattativa per la Camera (dove i voti del centrodestra sarebbero determinanti per l'elezione del proprio uomo alla presidenza).

Se, come detto, la quadra non dovesse trovarsi, a quel punto Romani potrebbe rimanere ostaggio dei voti del Partito democratico, che potrebbero confluire sull'eventuale candidato del M5S. Un'ipotesi questa che Berlusconi intende scongiurare, riunendo i leader dei gruppi parlamentari prima che questi entrino in Aula ed intavolando anzitempo una strategia comune e condivisa. Una mossa che potrebbe permettere al leader azzurro di mantenere quel ruolo di cosiddetto "regista" fino a pochi giorni fa evidenziato in rosso proprio in quel di via Bellerio, mentre con l'elezione di un suo uomo al Senato - che è la seconda carica dello Stato - alla fine giocarsi il colpaccio e tentare la strada di un possibile incarico di Governo, se il preliminare e legittimo tentativo di Matteo Salvini dovesse fallire.