Nel durissimo scontro interno in corso nel Pd tra i renziani, contrari ad un accordo di governo con il M5S, e l’opposizione, favorevole almeno ad aprire un dialogo con i pentastellati, si sarebbe aggiunto un altro contendente. Il sospetto, formulato dalla giornalista di Repubblica Lavinia Rivara, è che dietro le veementi proteste piovute sui social network contro chiunque provi ad avanzare l’ipotesi di un governo Pd-M5S, possano muoversi orde di cosiddetti troll, dietro ai quali ci sarebbe un’unica regia. La Rivara ricorda il caso dell’hashtag #senzadime, apparso su twitter il 21 marzo scorso per dire no alla trattativa con Di Maio, promosso da soli 8 account, tutti sospetti.

Il 7 aprile, poi, è toccato a Dario Franceschini vedere il suo tweet subissato di insulti per il solo fatto di aver invitato il partito a “riflettere”. Di fronte al presunto attacco troll, anche un altro esponente della minoranza Dem, Andrea Orlando, decide di scrivere un lungo post su Fb sul mistero dei commenti social troppo duri.

I sospetti di Repubblica contro i presunti troll

Se è la stessa Repubblica, quotidiano notoriamente vicino alle posizioni del Pd, ad avanzare il sospetto che dietro gli attacchi troll subiti da chi vorrebbe aprire al dialogo con il M5S ci sia un’unica ‘manina’, vuol dire che la battaglia all’interno del Nazareno si sta facendo veramente dura.

La Rivara, con un pizzico di cattiveria, paragona quanto sta accadendo nel Pd a ciò di cui gli stessi Dem hanno sempre accusato i rivali pentastellati: utilizzare cioè i social network come un’arma per neutralizzare gli avversari attraverso migliaia di commenti molesti postati da presunti troll. La giornalista cita il caso dell’hashtag #senzadime dove, grazie all’inchiesta condotta dal quotidiano online The Vision, è emerso che centinaia di cinguettii contrari all’accordo Pd-M5S apparsi su Twitter erano opera di soli 8 account.

Emblematico, secondo Rivara, anche il fuoco di fila a cui è stato sottoposto Dario Franceschini a causa di un singolo post.

Il caso Franceschini e l’opinione di Orlando

Secondo Repubblica, il fatto che il tweet postato da Franceschini il 7 aprile sia stato “subissato da tantissime proteste, a volte aggressive”, rappresenta una circostanza sospetta, vista anche l’immediata presa di posizione dei renziani che hanno letto in quegli insulti niente altro che l’opinione diffusa nella “base” del partito.

Un clima di odio all’interno del Nazareno divenuto talmente insostenibile da indurre Andrea Orlando a denunciare, con un lunghissimo post su Fb, il problema del “tenore” di alcuni dei commenti apparsi spesso sotto ai suoi post. Offese di carattere personale e parole pesanti che avrebbero, secondo Orlando, l’unico scopo di “delegittimare” l’avversario politico. Roba da troll, insomma.