Intervistato da Fabio Fazio su Rai1, l'ex premier Matteo Renzi ha chiuso la porta in faccia a Luigi Di Maio respingendo la proposta di un accordo di governo con i pentastellati. Renzi, dopo una breve pausa riflessiva, è tornato in tv in grande spolvero, facendo comprendere che se nel Pd c'è ancora un leader, quel leader rimane lui. La linea del "tocca al loro" resta maggioritaria all'interno del partito, che si prepara alla direzione del 3 maggio sull'onda del rischio di continue fibrillazioni.

Il rilancio battagliero

Ieri sera Renzi è sembrato molto battagliero, in stile prime edizioni "Leopolda".

Ha mostrato e tirato fuori la sua leadership per inaugurare il tentativo di rilancio del Partito Democratico, rigorosamente all'opposizione dei "populisti". La sua è stata una chiusura netta al M5S, ripetuta in più occasioni. Attacchi al movimento ma in particolare al suo capo politico Di Maio e all'azienda che "trama" alle spalle del movimento grillino. Un modo per riaffermare la distanza del Pd dal M5S, e smentire le voci di un'avvicinamento nel solco "riformista" ai pentastellati. Renzi ha aperto al dialogo, ma ha chiuso a un governo. Il dialogo sì, e rigorosamente in streaming; un tavolo di discussione che può rappresentare un campo di battaglia per giocare una partita Politica importante, una sorta di trampolino di rilancio per l'ex segretario.

Riaffermazione riformista del renzismo

Il riformismo renziano torna di auge. Mentre chiudeva a un governo politico con il M5S, Matteo Renzi è tornato a parlare di riforme costituzionali aprendo a un governo di tutti con proposte puntellate. L'ex segretario ha deciso di rilanciare la proposta per una riforma elettorale in "stile francese" accompagnata da una riforma del sistema costituzionale.

Un asso nella manica che diversi osservatori si aspettavano. Se le altre forze politiche dovessero accettare la proposta del leader del Pd si potrebbe arrivare ad un governo istituzionale con obiettivi ben precisi: legge elettorale maggioritaria; riforma del bicameralismo partiario e accompagnamento del paese al voto anticipato.

Uno scenario perfetto per il Pd e per Renzi, che così potrebbero organizzare la rinascita del partito giocando una partita da protagonista e arrivando ad ottenere un riconoscimento delle riforme "renziane" proposte e poi bocciate in occasione del referendum del 4 dicembre 2016. Uno scenario che M5S e Lega difficilmente potrebbero accettare e non ostacolare.