L’ambasciatore degli Stati Uniti in Israele David M. Friedman ha condannato il discorso del Presidente dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina Abu Mazen di lunedì 30 aprile, svoltosi perso il Consiglio nazionale palestinese a Ramallah.
In quell’occasione Abu mazen aveva sostenuto che gli ebrei europei erano stati massacrati nel corso dei secoli a causa del loro "comportamento sociale legato agli interessi e alle banche”. Tra le altre affermazioni emergeva anche quella inerente una convinzione antisemita, secondo cui gli ebrei Ashkenazi - stanziatesi nella valle del Reno nel IX secolo - discendevano da quelli del medioevo convertiti al giudaismo, e che non fossero ebrei che appartenevano alla stirpe originale.
La reazione degli Stati Uniti al discorso di Abu Mazen
L’ambasciatore David M. Friedman su Twitter ha ribattuto a tali dichiarazioni, considerandole capaci di “toccare il fondo”, e ha aggiunto che le osservazioni di Abu Mazen mostrano che Israele non è responsabile per il continuo fallimento degli sforzi per ottenere un accordo di pace definitivo con i palestinesi.
Anche Jason Greenblatt, inviato speciale del presidente Donald Trump per il processo di pace ha condannato il discorso.
La reazione israeliana
Dure sono state le reazioni israeliane. Per Itzik Shmuli, dell’Unione sionista Abu Mazen invece di distorcere la storia dovrebbe imparare delle lezioni di storia: "Il suo Olocausto nato dall'avarizia degli ebrei è davvero una versione aggiornata, cattiva e velenosa dei protocolli antisemiti degli Anziani di Sion", ha detto.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha commentato il discorso considerandolo “ignorante e arrogante”: Ha poi affermato che coloro che negano l'Olocausto rimarranno antisemiti. “Esorto la comunità internazionale a condannare il rabbioso antisemitismo Abu Mazen - a chiosato - È ora che questo fenomeno scompaia dalla faccia della terra”.
Per il il viceministro degli Esteri Tzipi Hotovely con quel discorso Abu Mazen ha rivelato in arabo ciò che nasconde in inglese: ovvero che è il capo di coloro che incitano contro l'esistenza dello Stato ebraico nella Terra di Israele. Sopratutto il fatto di considerare in maniera continuativa che lo Stato ebraico sia un'impresa colonialista è un mezzo per diffondere odio e lavorare per prevenire la pace in Medio Oriente, rendendo l’obiettivo della pace “più irraggiungibile”.