Nella lunga giornata di lunedì hanno avuto luogo le consultazioni al Quirinale durante le quali Mattarella ha incontrato le varie forze politiche: prima Di Maio, poi Salvini, Meloni e Berlusconi, il Pd con Martina ed infine gli altri partiti seguiti da Fico e dalla Casellati. A fine giornata raccogliamo, dalle parole del capo dello stato, una sicurezza: partirà un governo di tregua, soluzione che ribolliva in pentola da tutta la settimana, dalla conclusione della vecchia consultazione con il presidente della camera, Roberto Fico.
Le consultazioni
Si inizia con la giornata di domenica, quando Luigi Di Maio fa sapere a Salvini, e spiega agli italiani nella trasmissione di "In mezz'ora" da Lucia Annunziata, che il Movimento è disponibile ad un accordo con la Lega, ciò che lo preme maggiormente, spiega il leader del Carroccio, sono i provvedimenti che intende attuare nel momento in cui partirà il governo, a questo fine è pronto a ripercorrere strade già provate in precedenza esclusivamente con il leader della Lega. È chiaro su un punto: lui sta parlando dell'alleanza con un solo partito e cioè la Lega, per cui persiste ancora il veto su Berlusconi che, spiega, proveniente da una Politica ormai vecchia, non sarebbe capace di attuare quei cambiamenti a cui Di Maio afferma di tenere tanto per il paese.
Allora si può tornare indietro decidendo di optare per una premiership esterna alle due forze politiche in questione così da non ripercorrere le vecchie questioni al riguardo e trovare più facilmente un accordo, ma non si può rischiare, secondo il leader del M5s, di avere impedimenti provenienti dal Cavaliere nella ricostruzione del paese.
A questo fine il centrodestra ha deciso di incontrarsi in un vertice in serata a palazzo Grazioli, la questione dell'incontro sembrava fosse la discussione circa la proposta di Luigi Di Maio se non le sorti dell'ex premier Silvio Berlusconi, oltre al fine di prepararsi per essere pronti ad incontrare il presidente della Repubblica l'indomani.
All'uscita da palazzo Grazioli, tutti i membri, si sono diretti subito alle loro destinazioni senza rilasciare alcuna dichiarazione ai tanti giornalisti in attesa di informazioni circa quanto discusso.
Il primo ad aver incontrato il capo dello stato nella mattinata di lunedì è stato il leader del Movimento 5 stelle accompagnato dalla sua delegazione, Giulia Grillo e Danilo Toninelli, all'uscita dall'ufficio si è fermato per le comunicazioni pubbliche davanti a giornalisti e telecamere. Ha dichiarato di aver sottoposto al presidente la proposta già ampiamente osservata nella giornata di domenica, cioè l'accordo unicamente con la Lega, già sottoposto inoltre, come abbiamo visto, a Salvini.
La seconda visita al Colle è quella del centrodestra, la cui uscita dall'ufficio del presidente ha suscitato non poca rabbia in Di Maio.
Infatti ciò che esce dal rapporto pubblico del leader della Lega non trova menzione per l'accordo proposto da Di Maio, verte bensì su una richiesta che vedrebbe l'alleanza Salvini-Berlusconi-Meloni impegnata a cercare una maggioranza tra camera e senato per poter dare vita ad un governo unicamente di centrodestra. La richiesta è stata bocciata quasi immediatamente da Mattarella che spiega di volere numeri già pronti, che in fin fine non dipende nemmeno tanto da lui in quanto non si può più aspettare per la stessa Italia e le necessità per cui richiede immediato riscontro.
Le reazioni
La reazione di Luigi Di Maio è stata quella di pubblicare un video su Facebook nel quale li accusa di incoerenza in quanto impegnati a pensare al proprio partito invece che alla cittadinanza e agli elettori che gli hanno accordato la fiducia il 4 marzo.
Ma Salvini risponde indirettamente al leader pentastellato in una diretta Facebook, dicendo che è proprio per quella fiducia che non può cedere alle sue richieste, parla di voler dare la precedenza agli italiani e visto che non si riesce a trovare un accordo vuole chiedere proprio agli stessi la loro posizione nelle elezioni anticipate.
Maurizio Martina annuncia l'appoggio delle decisioni di Sergio Mattarella, accusa la Lega e il M5s di irresponsabilità riguardo le decisioni circa un governo tecnico e fa un appello ai partiti riguardo la fine delle strategie super partes.
Sergio Mattarella
Al termine della giornata, Sergio Mattarella ha tenuto il suo discorso pubblico, relativamente lungo nel quale ha voluto fare un sunto di quanto successo per arrivare a spiegare che, non essendoci stata alcuna maggioranza né la disponibilità dei partiti interessati alla creazione di possibili alleanze alla creazione del governo, sarà lui stesso a decidere.
Dopo 60 giorni di accordi saltati, consultazioni e discorsi pubblici, se non di attacchi ed insulti tra le varie forze politiche, dunque il presidente della Repubblica ha annunciato la creazione di un governo di tregua, neutrale che avrà vita fino a dicembre nel caso in cui i partiti non saranno ancora in grado di trovare una maggioranza. Sostiene che le forze politiche hanno bisogno di ulteriore tempo, nel quale potrebbero riuscire a trovare una soluzione adeguata per la creazione di un governo con una disponibilità numerica sicuramente più conforme per rientrare con stabilità nel parlamento. Nel frattempo, però l'Italia ha bisogno di un esecutivo che provveda ai bisogni finanziari se non quelli che provengono dall'Europa che premono in modo ormai pressante.
Quindi è così che concede loro più tempo per arrivare ad una risoluzione stabile per evitare di dovere arrivare alle elezioni anticipate, ma sembra che sia questa l'unica soluzione auspicabile. Infatti i due leader protagonisti si sono detti pronti alle nuove elezioni entro luglio ed hanno annunciato l'inizio della campagna elettorale, quasi a sfidarsi a chi la inizia prima.
Non si può più attendere, "non c'è più tempo" afferma Mattarella, che conosce la necessità di un governo, la cui identità esclude possa trovare fattezza in quello già formato con Gentiloni, nella giornata di oggi, martedì verrà rivelata l'effettiva formazione del nuovo governo.
Cosa succederà ora?
Ora sarà tutto in mano ai partiti, durante il governo neutrale che renderà noto nella giornata di oggi il capo dello stato, le forze politiche interessate dovranno impegnarsi a trovare una maggioranza.
Nel caso in cui i partiti riuscissero a trovarla saranno immediate le dimissioni del governo tecnico in carica, in caso contrario sarà attivo fino a dicembre, quando sarà possibile dar vita a nuove elezioni evitando riscontri negativi come l'aumento inevitabile dell'IVA nel caso di elezioni anticipate. Ma afferma anche che se queste ultime saranno l'opzione che sceglieranno i partiti sarà il primo caso nella storia di un governo che muore appena nato.
Sia Di Maio sia Salvini, Berlusconi e Meloni ufficializzano la loro contrarietà circa la decisione di Mattarella, non danno, quindi, la loro fiducia a questo governo e saranno, quasi sicuramente, elezioni anticipate, come hanno dichiarato fin da subito loro stessi su Facebook e twitter.
Si tornerà alle urne a luglio o a fine settembre. Almeno questa è la situazione al momento.
Nessuna fiducia a un governo “neutrale”, sinonimo di governo tecnico. Si vada al voto a luglio!
— Luigi Di Maio (@luigidimaio) 7 maggio 2018