Negli scorsi giorni il "Decreto Dignità", annunciato come il primo provvedimento del ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, era dato per certo ed imminente. Come spesso accade, tuttavia, gli annunci creano attese e se alle parole non fanno seguito dei fatti, tutta l'attenzione mediatica si ritorce inevitabilmente contro come un boomerang. Sostanzialmente è quello che sta accadendo attualmente al vicepremier Di Maio che, malgrado le palesi problematiche di realizzazione, continua a dirsi ottimista e sicuro di poter concludere bollature e vidimazioni entro l'inizio della prossima settimana.

In cosa consiste il decreto di Dignità

L'attuale decreto legge include il cavallo di battaglia pentastellato, ovvero il "reddito di cittadinanza". In corso d'opera è stato più volte modificato fino ad trattare, oltre alle tematiche di disoccupazione e del precariato, anche le limitazioni nella pubblicità del gioco d'azzardo, la fatturazione elettronica per i benzinai e la riduzione della burocrazia. Dunque un decreto ambizioso ed anche molto oneroso.

Perché Tria ha stoppato il Decreto Dignità

Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, con l'appoggio del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, ha sollevato delle riserve sulle reali coperture finanziarie dei provvedimenti.

Infatti, ieri sera nell'ordine del giorno del Consiglio dei ministri non vi era traccia del "Decreto Dignità". Gli uffici della Ragioneria generale dello Stato avrebbero avuto molte perplessità sulla copertura delle varie misure. Nello specifico, uno dei punti del provvedimento che più desta dubbi è l'abolizione dell’obbligo dello split payment, ovvero il meccanismo in uso nei versamenti dell'Iva nelle transazioni delle pubbliche amministrazioni.

Lo split payment è stato introdotto nel 2015 da Matteo Renzi e, nonostante le iniziali problematiche di liquidità, ha contribuito all'aumento del gettito Iva per un totale di 3,5 miliardi di euro. L'altro ostacolo al varo del decreto sono le risorse: i fondi sociali europei ammontano a 3,4 miliardi, ma non potranno essere destinati a scopi assistenziali, ovvero a copertura delle forme di sussidio, ma dovranno essere impiegati per riformare e rafforzare i centri per l'impiego.

L'unico punto fermo del decreto attualmente è la proroga della fatturazione dei benzinaio: nei prossimi 6 mesi sarà possibile continuare ad utilizzare la carta carburante, a condizione che i pagamenti siano tracciabili. Dal 2019 entrerà a pieno regime la fatturazione elettronica.