Il Decreto Dignità del governo Conte, voluto fortissimamente dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, è sbarcato da poche ore in parlamento. L’iter per la sua definitiva conversione in legge dello Stato è iniziato questa mattina con l’audizione, davanti alle commissioni Lavoro e Finanze della Camera, del direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci. Gli Industriali, o i ‘padroni’ come ancora li chiama qualcuno, confermano come da pronostico la loro contrarietà al provvedimento, spiegando le loro ragioni. Ma la reazione del leader M5S, padre politico del decreto, è sprezzante.

Così come, prima del referendum costituzionale del 2016, spiega su Facebook, l’Ufficio studi di via dell’Astronomia sbagliò totalmente le sue previsioni, parlando di “recessione” in caso di vittoria del No, allo stesso modo, ora, parla di “meno posti di lavoro”. Per questo Di Maio ritiene ormai “inaffidabile” la Confederazione dell’Industria italiana.

Le critiche di Confindustria al Decreto Dignità

Il Decreto Dignità renderebbe “più incerto e imprevedibile il quadro delle regole”, portando di fatto le imprese italiane a disincentivare gli “investimenti” e a limitare la “crescita”. È questo il giudizio del direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, audita questa mattina, come già accennato, dalle commissioni Lavoro e Finanze di Montecitorio.

Pur riconoscendo alcuni “obiettivi condivisibili” presenti nel provvedimento, la Panucci invita caldamente il parlamento ad apportare “alcuni correttivi”, soprattutto per quanto riguarda le “causali dei contratti a termine” e le punizioni per quelle imprese che decidono di “delocalizzare” l’attività fuori dal nostro Paese. In caso contrario, questo il succo del discorso dell’alta dirigente di Confindustria, la disoccupazione tornerà a crescere.

Non è colpa dell’opportunismo degli imprenditori, infatti, conclude la Panucci, se negli ultimi anni sono aumentati esponenzialmente i contratti di lavoro precari.

La risposta di Di Maio

Una mancata assunzione di responsabilità e una scelta di fare “terrorismo psicologico”, parlando di aumento di disoccupazione e perdita di posti di lavoro, che non è proprio andata giù a Luigi Di Maio.

Con un post pubblicato nel primo pomeriggio sulla sua pagina Fb, il leader pentastellato domanda ironicamente ai suoi simpatizzanti se si fidino ancora di Confindustria. Di Maio mette a confronto la previsione di una sicura recessione economica fatta alla vigilia del referendum costituzionale del 2016, poi perso rovinosamente da Matteo Renzi, con quella, più recente, sui meno posti di lavoro frutto del Decreto Dignità. “Non possiamo più fidarci di chi cerca di fare terrorismo psicologico per impedirci di cambiare”, scrive il ministro il quale, poi, assicura che scopo del decreto è proprio quello di combattere la precarietà, ricreando allo stesso tempo le condizioni che “sono la base per fare impresa”. Insomma, nessun passo indietro e un invito ai ‘nemici’ di Confindustria ad attendere gli effetti positivi del Decreto Dignità.