La Commissione Ue di Bruxelles ha annunciato il deferimento dell'Ungheria. I motivi sono la sua mancata collaborazione in fatto di accoglienza dei migranti e la legge ''Stop Soros'', che penalizza le organizzazioni di volontari che operano nel Mediterraneo.
Il 'no' di Orban ha infranto le norme Ue
Il tema dell'immigrazione, già discusso nel vertice Ue del 28 giugno, è stato di nuovo ribadito pochi giorni fa dal premier italiano Giuseppe Conte, che ha richiesto maggiore collaborazione ai Paesi dell'Unione. L'Ungheria, come sempre, si è rivelata poco conciliante, tant'è che all'ultima sollecitazione di farsi carico di una quota di migranti, ha affermato di nuovo il suo rifiuto.
Di conseguenza, la Commissione Europea ha ritenuto opportuno prendere provvedimenti, portandola in causa davanti alla Corte di Giustizia. Le ragioni sono molteplici. La dura Politica di ''tolleranza zero'' del presidente Viktor Orban non ha rispettato le norme europee di asilo e ricollocamento dei migranti e ha infranto la Carta dei diritti umani e i Trattati internazionali promulgando la legge ''Stop Soros''. Quest'ultimo decreto, intrapreso dal governo ungherese, prevede di sanzionare le organizzazioni umanitarie che prestano soccorso ai migranti e penalizzano chi intende effettuare delle donazioni per supportarle. Secondo la Commissione, si tratta di una legge discriminatoria e che, al tempo stesso, limita la circolazione dei capitali e il diritto alla libertà di associazione.
Inoltre, l'Ungheria ha più volte ostacolato le richieste d'asilo per la protezione umanitaria ed effettuato respingimenti al confine e rimpatri collettivi (che dovrebbero, invece, essere eseguiti singolarmente).
In cosa consiste il deferimento
Stando alle norme vigenti, la Commissione ha diritto ad avviare una procedura d'infrazione nei confronti di un Paese membro dell'Unione qualora quest'ultimo non abbia rispettato le norme comunitarie sancite dall'Ue.
A seguito di questo ''avvertimento'', il Paese è sollecitato a modificare la legge accusata di non essere conforme ai trattati internazionali. Nel caso in cui decida di non attuare alcuna rettifica, la Commissione può procedere con il deferimento. A questo punto, la Corte di Giustizia, su proposta della Commissione, può imporre allo Stato in questione il pagamento di una somma in denaro, che può essere più o meno ingente al variare della gravità delle violazioni commesse.