Ieri, la nave della Ong Proactiva Open Arms è giunta in Spagna e, al contrario di ciò che era stato inizialmente riportato, non intende presentare denuncia nei confronti del governo italiano. Prosegue, invece, quella contro la Guardia Costiera libica, accusata di omissione di soccorso e di omicidio colposo. La Libia, con un comunicato, ha risposto che si tratterebbe solo di calunnie ingiustificate e che esige un'indagine neutrale per chiarire l'accaduto.

La denuncia di Oscar Camps alla Procura

L'imbarcazione è approdata nel porto di Palma di Maiorca, con a bordo i due cadaveri di una donna e di un bambino recuperati tra i resti di un gommone affondato, e la donna di nome Josefa, unica superstite del naufragio, ritrovata dopo essere rimasta in alto mare per circa due giorni.

Una volta sbarcati, Oscar Camps, portavoce e volontario in prima linea della Ong, ha riferito l'intenzione di denunciare la Libia alla Procura di Palma di Maiorca per omissione di soccorso e omicidio colposo. ''Saranno le autorità giudiziarie spagnole a valutare, in base agli elementi forniti, che seguito dare alla denuncia presentata'' ha detto, ponendo al centro delle responsabilità il capitano del mercantile Triades e quello di un'altra motovedetta, che avrebbero dovuto eseguire le operazioni di soccorso nella notte del 17 luglio, quando, secondo Open Arms, hanno lasciato tre persone a perire in mare aperto.

Denuncia scampata, Salvini: 'Contrordine, compagni'

''Contrordine, compagni! La Ong Open Arms non ci denuncia'', così Matteo Salvini ha annunciato su Twitter di essere venuto a conoscenza della smentita, giunta nelle ultime ore, del fatto che l'accusa comprendesse anche l'Italia.

Tuttavia, non appena ne era stata data la notizia, il Viminale era partito al contrattacco, sostenendo che Josefa, la donna salvata, fosse stata strumentalizzata da Open Arms a fini politici e che le Ong non meritassero nemmeno una risposta, se non quella di una contromisura per denunciare chi ''mette in dubbio l'opera di salvataggio e accoglienza svolta finora dall'Italia''.

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini, infatti, ha da sempre rifiutato con ostilità la versione fornita dai volontari, accusandoli di aver diffuso una fake news e promettendo delle prove che l'avrebbero smentita.

La risposta della Libia

Lo Stato Maggiore navale della Libia sostiene che sia ''illogico che una pattuglia salvi 165 persone ma ne lasci in mare altre tre''.

Per questo motivo, i libici hanno chiesto che sia una ''commissione neutrale'' ad occuparsi dell'inchiesta, consigliando, inoltre, all'organizzazione di Open Arms di limitarsi ad operare in acque spagnole, dove il flusso di migranti è in aumento. Per la Libia, così come per il ministro dell'Interno italiano, ciò che è stato pubblicato dai volontari è una bugia, una calunnia o, addirittura, ''una campagna sistematica'' messa a punto dalla stessa Ong per minare alla sovranità libica e italiana.