Il ministro della Giustizia in quota M5S, Alfonso Bonafede, sta preparando un disegno di legge, cosiddetto anticorruzione, che il governo giallo-verde conta di approvare in breve tempo. All’interno del ddl è prevista anche una norma che prevede il Daspo per corrotti e corruttori. In pratica - mutuando il provvedimento già valido per le manifestazioni sportive - ai tangentisti, così come ai tifosi violenti non è più permesso di accedere agli impianti, sarebbe vietata in perpetuo la partecipazione a gare pubbliche di appalto. Se il ddl Bonafede dovesse essere convertito in legge nella sua versione corrente, dunque, sarebbero moltissimi gli imprenditori già condannati a pene legate alla dazione o al ricevimento di mazzette ad essere esclusi da un lucroso giro di affari.

Tra i più noti, citiamo il ‘furbetto del quartierino’ Stefano Ricucci, alcuni volti noti dell’inchiesta Expo, Francesco De Vito Piscicelli (l’imprenditore che rideva dopo il terremoto de L’Aquila). Ma anche Paolo Scaroni e Cesare Romiti sarebbero stati interdetti, anche se solo per cinque anni.

Con il Daspo forse non ci sarebbe stato il caso Expo

A fornire una lista, seppur parziale, dei tangentisti che con il Daspo per i corrotti non avrebbero più operare nell’ambito degli appalti pubblici, è il giornalista Giuseppe Pipitone sul Fatto Quotidiano di oggi, 6 settembre. Pipitone ricorda come il provvedimento sul Daspo, se approvato, preveda la radiazione a vita dalle gare pubbliche per chi ha ricevuto una condanna superiore ai 2 anni.

Naturalmente per reati legati alla corruzione. Solo 5 anni di sospensione, invece, per chi avesse collezionato una pena inferiore ai 2 anni. Con queste premesse, forse l’inchiesta sulle tangenti sganciate per gli appalti di Expo Milano 2015 non sarebbe nemmeno partita, visto che tre dei suoi principali protagonisti negativi, Enrico Maltauro, Primo Greganti (il compagno G legato al Pci) e Gianstefano Frigerio (ex parlamentare Dc), le cui prime condanne risalgono agli anni di Tangentopoli, non sarebbero stati nemmeno ammessi nell’affare.

I casi Scaroni, Romiti, Ricucci e Piscicelli

Altro nome noto che avrebbe subito gli effetti del Daspo è quello di Paolo Scaroni. L’ex presidente dell’Eni, ora presidente del Milan, ha patteggiato una pena ad 1 anno e 4 mesi (inferiore ai 2 anni dunque) per le tangenti Enel quando ricopriva il ruolo di vicepresidente di Techint.

Anche l’ex ad Fiat, Cesare Romiti, dopo una condanna ad un anno, avrebbe dovuto scontare una sospensione di soli 5 anni, ma forse non avrebbe fatto la stessa luminosa carriera anche in Gemina e Impregilo. Sorte più disgraziata, invece, per Stefano Ricucci, protagonista di rischiose scalate bancarie nel 2005, inventore della fortunata formula ‘furbetti del quartierino’, che patteggiando una pena di 3 anni per corruzione nel 2008, ora sarebbe fuori da tutti i giochi. Fuori per sempre dagli appalti pubblici anche Riccardo Fusi, l’ex presidente di Btp, amico di Denis Verdini, e Francesco De Vito Piscicelli, l’uomo divenuto tristemente famoso perché intercettato mentre rideva dei morti provocati dal terremoto de L’Aquila nel 2009.