Antonio Di Pietro solo qualche settimana fa non aveva avuto parole tenere nei confronti di Matteo Salvini. Sosteneva addirittura che andasse denunciato e rimosso, dopo un post che aveva rischiato di mettere a rischio un'operazione delle forze dell'ordine prima della conclusione. Stavolta, però, l'ex magistrato diventa quasi un alleato per l'ex ministro dell'Interno, bersagliato dalle critiche dei sindaci pronti a disobbedire al decreto sicurezza. Si, perché Di Pietro non ha assolutamente idea di condividere le idee politiche e strategiche del leader della Lega, ma è un uomo di legge e come tale ritiene vadano applicate se sono scritte nella Costituzione.

E il "decreto sicurezza" va ormai considerato alla stregua di qualsiasi altra norma che regola il diritto italiano. E' questa una delle più interessanti considerazioni affermata dall'ex togato nell'ambito di un ampio intervento sulla politica italiana a L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus.

Di Pietro interviene sulla questione Carige

"Man mano che si evidenziano delle emergenze, questo governo deve fare come il precedente. C'era bisogno di fare la tav, investimenti sugli infrastrutture, c'è bisogno di salvare non le banche e non i risparmiatori. E' giusto ciò che viene fatto, è ipocrita ciò che veniva fatto prima". Antonio Di Pietro commenta così il discusso salvataggio della Carige da parte del governo gialloverde, prima di augurarsi che presto chi sta all'esecutivo smetta di avere "due giacchette" come se fosse sia al governo che all'opposizione.

Manifesta po il proprio dissenso poi verso la vicinanza palesata dal Movimento Cinque Stelle nei confronti dei gilet gialli francesi, considerato che loro in Italia devono essere giudicati e non devono essere quelli che devono giudicare. "Stando al governo - afferma l'ex magistrato - rispondano su quel che fanno e non devono dire quello che devono fare".

Di Pietro parla di decreto sicurezza

Di Pietro è abbastanza chiaro e parla più da magistrato da che ex parlamentare: "Dal punto di vista umano e politico capisco il problema di coscienza. Se una legge non ti piace da cittadino o da politico ti opponi, ma fino a quando è legge questa la devi rispettare".

"Bene - prosegue - fanno le regioni a proporre la questione alla Corte Costituzionale.

Hanno fatto un gesto politico i sindaci e fino a quando resta tale va bene". E poi c'è un monito per i primi cittadini: "Non possono violare la legge perchè in uno stato di diritto le leggi posso cambiarle solo Corte Costituzionale e Parlamento. Il Sindaco ha tutto il diritto di avere un'obiezione di coscienza, ma in quel caso si dimette. Non può non applicare la legge".