La notizia dell’arresto di Cesare Battisti in Bolivia è stato accolto con soddisfazione e giubilo dalla totalità dei mass media e dei rappresentanti della Politica italiana. Anzi no, in Italia c’è ancora qualcuno che pensa con la testa fuori dal coro. È il caso di Marco Ferrando, attuale portavoce nazionale del Partito comunista dei Lavoratori. In una dichiarazione rilasciata all’agenzia di stampa AdnKronos (ripresa dal quotidiano Il Giornale), Ferrando commenta l’arresto del terrorista latitante, individuando come soluzione più logica la concessione di una “amnistia” a Battisti per fatti risalenti a 30 anni fa.

Duro anche l’attacco sferrato contro il governo M5S-Lega, definito “reazionario” e protagonista di un azione “propagandistica”. Insomma, il portavoce del Pcl si dichiara fermamente contrario all’estradizione nel nostro Paese dell’ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo.

L’arresto di Battisti e la reazione di Ferrando

Il blitz che ha portato alla cattura in Bolivia dell’ex terrorista italiano Cesare Battisti ha scatenato, come detto, una teoria infinita di reazioni positive. La sua estradizione in Italia sembra ormai questione di pochissimo tempo. Battisti, condannato in contumacia per la partecipazione a quattro omicidi durante gli Anni di Piombo, dovrà ora scontare un lungo periodo di detenzione, dopo anni trascorsi tra la Francia e il Brasile scrivendo libri e facendo la bella vita.

Il cambio di governo avvenuto recentemente nel Paese sudamericano, con l’insediamento alla presidenza del conservatore Jair Bolsonaro al posto dei socialisti Lula e Rousseff (che gli avevano garantito protezione legale), ha però segnato la fine della latitanza dorata di Battisti. Nel nostro Paese solo una persona ha avuto il coraggio (o la scelleratezza, dipende dai punti di vista) di opporsi a un destino che sembra segnato per l’ex militante di estrema sinistra.

“Per fatti di 30 anni fa la soluzione logica dovrebbe essere l’amnistia per Cesare Battisti”, ha infatti dichiarato senza mezzi termini Marco Ferrando.

Marco Ferrando si dissocia dalla teoria e dalla pratica del terrorismo

Per chi non è abituato a masticare di logica ‘anticapitalista’ e ‘comunista’ è difficile anche solo comprendere il punto di vista di Marco Ferrando sul caso Cesare Battisti.

Nella breve intervista rilasciata all’AdnKronos (ripresa lo ripetiamo da Il Giornale) il portavoce del Partito Comunista dei Lavoratori premette che è proprio il suo modo di pensare “anticapitalistico e rivoluzionario” a spingerlo a dissociarsi da ogni forma di “terrorismo”, come quello praticato dal compagno che sbaglia Battisti, perché porterebbe acqua solo alle “classi dominanti” e disorienterebbe la “classe operaia”.

Un Comunista contro il governo ‘reazionario’ di Salvini e Di Maio

Detto questo, Marco Ferrando non risparmia una critica ‘di classe’ all’attuale governo italiano rappresentato da Matteo Salvini e Luigi Di Maio, definito sprezzantemente “reazionario”. Un governo che starebbe conducendo solo una operazione di propaganda sfruttando il clamore suscitato dal caso Battisti.

Insomma, prosegue Ferrando nella sua invettiva, “nessun elemento di enfasi, gioia o solidarietà” nei confronti dell’esecutivo gialloverde perché i comunisti non avrebbero niente da spartire con la collaborazione in atto tra i due governi “ultra-reazionari” di Bolsonaro e Salvini. Cesare Battisti non è un “trofeo”.