Fra le tante questioni che dividono il governo gialloverde, dalla Tav al reddito di cittadinanza, alle prossime europee del 26 maggio, vi è un tema su cui le parti in causa sembrano finalmente convergere: sia il leader della Lega, Matteo Salvini, che il capogruppo del Movimento Cinque Stelle, Luigi Di Maio sembrerebbero infatti disposti a riaprire le case d'appuntamento chiuse da ormai mezzo secolo per effetto della legge Merlin, entrata in vigore il 20 febbraio 1958 ad opera della senatrice Lina Merlin.

L'idea della legalizzazione della prostituzione, appunto, partita dal ministro dell'Interno Salvini sta riscuotendo successo tra i vertici pentastellati, i quali potrebbero avviare una discussione sulla piattaforma Rousseau per conoscere i pareri e ascoltare le opinioni degli iscritti, essendo un punto che non emerge nel cosiddetto contratto di governo.

Il sì di Salvini

Matteo Salvini propone la riapertura della case d'appuntamento poiché ritiene che questa sia "la strada giusta per togliere alle mafie, alle strade e al degrado questo business, anche da un punto di vista sanitario" e ciò vale sia per chi fa quel lavoro sia per i clienti. Il ministro stesso ammette che tale clausola non rientra nel contratto di governo, in quanto il Movimento Cinque Stelle aveva espresso sin da subito il proprio dissenso. Aggiunge, poi, di non voler aggiungere altri grattacapi a quelli già esistenti, per cui prima di riaprire le casi a luci rosse è opportuno e doveroso chiudere i problemi già aperti.

La risposta del Movimento Cinque Stelle

Sul tema il Movimento Cinque Stelle non ha esitato a esprimere il proprio parere.

Il sottosegretario all'Interno, Carlo Sibilia, sostiene che riaprire la discussione circa la legalizzazione della prostituzione non sia una cosa negativa, ma, aggiunge il sottosegretario alla Giustizia, Vittorio Farnese, è necessario "approfondire la questione, in quanto si tratta di un tema delicato".

C'è anche chi, come Sergio Battelli, presidente della Commissione Politiche Ue della Camera, ricorda che la base del Movimento Cinque Stelle si era già espressa sulla questione nel 2016 attraverso una votazione su Rousseau.

Il tesoriere grillino ipotizza l'esistenza di una legge che legalizzi l'esercizio della prostituzione, ma a patto che "le/i sex workers siano veramente liberi in modo da mettere definitivamente fine alla situazione di sfruttamento.

Vi è dunque una base concreta per avviare un dibattito politico e sociale che coinvolga non solo il Movimento Cinque Stelle, ma la società italiana nella sua interezza, interpellando anche figure professionali diverse da quelle politiche, quali filosofi, economisti e tutti coloro che svolgono un'occupazione nel campo del sociale.

Il parere dei cattolici

Le associazioni cattoliche "Scienza e vita", attraverso il presidente Alberto Gambino, esprimono invece un forte dissenso, in quanto "la prostituzione è schiavitù e sopraffazione, non è mai libera scelta". Pertanto, puntualizza Gambino, "è sorprendente che questa dichiarazione provenga proprio dal ministro dell'Interno, il cui ruolo è di combattere e contrastare l'illegalità".