La Lega ripropone la flat tax per le famiglie. Il ministro dell'interno Matteo Salvini, durante il suo tour in Basilicata per le prossime elezioni, insiste sulla misura e si dice pronto a estenderla anche ai lavoratori dipendenti. Il ministero dell'Economia blocca questo provvedimento con uno studio dello scorso 8 febbraio, dove si attestava un'incidenza di 59,3 miliardi di euro di questa flat tax.

Anche il Movimento 5 Stelle guarda con prudenza alla misura, proponendo invece degli scaglioni calcolati sul coefficiente familiare (dato dalla somma dei redditi dei coniugi divisi per il numero dei componenti della famiglia).

Il ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro Luigi Di Maio apre comunque a un accordo, affermando di voler trovare una soluzione insieme all'alleato di governo.

Cosa propone la Lega

La flat tax familiare è un allargamento della misura introdotta nella manovra economica del 2019 (l'aliquota unica per le partite Iva fino ai 65mila euro) che riguarda i nuclei familiari. La proposta sarebbe quella di introdurre due aliquote; la prima al 15% per redditi fino a 80mila euro e la seconda al 20% per i redditi che superano questa cifra. Questo sistema, secondo il Mef, avrebbe un costo di 59,3 miliardi di euro e, anche prendendo in considerazione l'abbassamento della soglia da 80 a 50mila euro, si raggiungerebbe un costo di 25 miliardi di euro.

Numeri molto alti per la futura manovra economica, che dovrà far fronte, tra le altre cose, anche allo scatto delle clausole di salvaguardia nel 2020. Tuttavia, secondo il sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri, l'incidenza di questa flat tax familiare si aggirerebbe sui 10-12 miliardi di euro. Lo stesso Siri, lamentandosi con il Mef, afferma che il calcolo del ministero non è aggiornato allo studio della Lega avvenuto circa due settimane fa.

La replica dei 5Stelle

I pentastellati, per contro, vorrebbero introdurre una misura basata sul coefficiente familiare, che è stato introdotto con il reddito di cittadinanza. Gli esperti grillini affermano che questo coefficiente, determinato dal quoziente fra somma dei redditi dei coniugi e numeri di componenti familiari, potrebbe essere applicato a un sistema simile a quello della flat tax leghista.

In tal caso, però, si creerebbero tre scaglioni: ci sarebbe una 'no tax area', che raggiungerebbe il limite di un anno di reddito di cittadinanza (9360 euro), antecedente al primo scaglione, con redditi fino a 25mila euro e un'aliquota compresa tra il 24 e il 25%. il secondo arriverebbe a 100mila euro, con aliquota al 38% e l'ultimo fisserebbe un'aliquota al 43% per i redditi superiori a questa cifra. Il ministro Di Maio ha affermato che si arriverà a un accordo rassicurando, per ora, da possibili scontri nel futuro tra le due forze di governo.