Al Sarraj, il capo del governo libico ufficialmente riconosciuto, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera sulla crisi che sta attraversando il suo paese. Al Sarraj, che governa da Tripoli, è praticamente circondato dalle milizie del generale Khalifa Haftar e cerca “sponde” in Europa, per restare al potere.

Dopo aver ringraziato l’Italia per aver mantenuto in funzione l’ospedale di Misurata e aperta la propria ambasciata, nonostante la minaccia di cambio di governo, ha giocato la sua carta. Senza mezzi termini, infatti, ha fatto capire che, facendo a meno della sua collaborazione, ben 800.000 migranti potrebbero invadere l’Italia e l’Europa.

Perciò attenzione a cambiare cavallo.

Gli 800.000 migranti di cui Al Sarraj ha fatto riferimento corrispondono senz’altro al numero complessivo dei profughi attualmente rifugiati in Tripolitania. Poiché tale provincia libica, nemmeno controllata del tutto dai governativi, conta meno di 4 milioni di abitanti, il pericolo di una fuga in massa dei rifugiati, in caso di cambio di governo, è assolutamente credibile.

Le dichiarazioni di Al Sarraj hanno preso in contropiede il governo italiano

L’avanzata del generale Haftar verso Tripoli è stata per il momento fermata dai governativi fedeli ad Al Sarraj. I morti accertati sono stati 147, di cui almeno cento proprio dei miliziani di Bengasi. Inoltre sono stati contati 614 feriti e, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, già 18.000 sfollati.

Il problema è che l’avversario del governo legittimo, il generale Haftar, ha politicamente lavorato molto bene nei mesi scorsi. Approfittando di una tregua più o meno sostanziale, ha acquisito armi e appoggi da Egitto, Arabia Saudita ed Emirati. Forse anche da Francia e da Russia. L’Italia, invece, ha puntato sul governo di Tripoli, proprio per arrestare il flusso di migranti.

Che si sono accampati in Tripolitania o sono stati imprigionati nei lager di Al Sarraj.

Allarmato dalle dichiarazioni del suo collega libico, il premier Giuseppe Conte si è attivato per incontrare il vicepremier di Tripoli e il ministro degli Esteri del Qatar. L’isolato Qatar e l’inaffidabile presidente turco Erdogan, infatti, sono gli unici stati islamici che supportano ancora il governo di Tripoli.

Conte tenta ancora di esercitare un ruolo di mediazione ma, forse, si è mosso in ritardo e ha scelto i partners sbagliati.

Le reazioni alla mossa di Al Sarraj da parte del M5S e di Matteo Salvini

L’eventualità che la possibile caduta di Tripoli possa scatenare un’emergenza umanitaria e un’escalation di sbarchi in Italia ha suscitato, nel M5S, la reazione della ministra della difesa Elisabetta Trenta. La ministra si è espressa per la riapertura dei porti e per la gestione in Italia della crisi umanitaria, con la collaborazione dell’Unione europea.

Non sono mancati, in tal senso, gli attacchi alla Lega: "Non è utile utilizzare certe occasioni per fare Politica – ha detto Trenta – bisogna lavorare tutti nella stessa direzione per arrivare alla soluzione migliore".

Il vicepremier Luigi Di Maio, al contrario, ha espresso toni più sfumati, propendendo per un’apertura “temporanea” dei porti e facendo capire di non essere del tutto d’accordo con la ministra della difesa.

Il ministro dell’interno Matteo Salvini, invece, ha tuonato sui colleghi di governo rivendicando il suo ruolo in materia di ordine pubblico, sicurezza e salvaguardia dei confini. “Di Maio si occupi di lavoro e di crisi aziendali” ha sostenuto, senza mezzi termini. Per quanto lo riguarda, ha proseguito Salvini: “Finché sarò ministro, i porti restano sigillati per i trafficanti di esseri umani". Infine, il capo della Lega ha lanciato il suo guanto di sfida, ribadendo che qualsiasi disaccordo sulla linea sinora concordata debba essere riportato in Consiglio dei ministri.

Mentre i nostri politici si sfidano a suon di dichiarazioni, non sembra che la possibile emergenza umanitaria possa essere scongiurata tanto facilmente. Nel frattempo la politica estera dell’Italia continua ad essere sempre più fallimentare.